Sezioni
Edizioni locali
Blog
venerdì 1 novembre 2024 | 08:56
Cronaca

L’inchiesta - ’Ndrangheta, Cosa nostra e camorra nell’archivio degli spioni di Equalize. E tra le carte spunta un pentito che non esiste - Notizie

I segreti dell’ex super poliziotto Gallo nell’informativa dei carabinieri: «Rapporti con 007 e magistrati per superare la concorrenza». Attorno alla raccolta dati un business milionario con centinaia di società coinvolte: ecco i numeri

di Pablo Petrasso

A sinistra, il fascicolo con il nome di un pentito non identificato, al centro (dall’alto), Gallo e i suoi soci nei pressi della sede di Equalize. A destra, dichiarazioni di un collaboratore di giustizia trovate tra le carte dell’ex poliziotto

Gli scatoloni riempiono l’auto di Carmine Gallo nei primi giorni del gennaio 2024. È parcheggiata davanti agli uffici di via Pattari, la sede della fabbrica dei dossier che ha inquinato politica e impresa raccogliendo dati su migliaia di cittadini. I faldoni trasportati da Gallo in un garage di Milano hanno il gusto retrò delle vecchie indagini del super poliziotto. Nel mare digitale in cui nuota Equalize, vera centrale del traffico di informazioni online, quei documenti sono cartacei. Alcuni pure piuttosto datati: gli interrogatori di Saverio Morabito sono antiquariato giudiziario. Gallo gestì il primo pentito della ’ndrangheta al Nord: ne conserva ancora le rivelazioni. 

I carabinieri trovano tracce del suo archivio nella sede dell’azienda e prendono nota, riferendo di «centinaia di documenti riservati, atti di polizia giudiziaria, verbali di collaboratori di giustizia, schede d’indagine sui principali gruppi criminali e schede di dattiloscopia». Le foto riempiono le pagine dell’informativa che racconta il caso Equalize: moltissime schede riguardano la ’ndrangheta – storico campo d’azione di Gallo – e si concentrano sull’area di Platì e Africo, ben conosciuta dal poliziotto fin dall’epoca dei sequestri di persona. Genealogie delle famiglie mafiose, ma anche normali cittadini della Locride: nella pesca a strascico finisce un po’ di tutto.

Leggi anche

 Gallo, però, non si limita ai calabresi. Tra foto segnaletiche e araldica mafiosa ci sono note – una del Gico di Firenze risale al 1995 – su Cosa nostra catanese: un focus sulla famiglia dei Cursoti e sul suo capo, Gimmy Miano. C’è anche un faldone con le dichiarazioni di Leonardo Cassaniello, pentito e autore materiale del delitto di Roberto Cutolo. Fogli di vecchi interrogatori del 1995 firmati da Armando Spataro, magistrato destinato a una carriera importante che all’epoca era pm della Dda di Milano. Gallo ha conservato – tra gli altri – il verbale in cui Cassaniello confessa gli omicidi di Filippo Leone e della moglie Silvana Gerrini, giustiziati a Senago nel 1989; quello di Roberto Cutolo, per il quale accusa anche lo storico boss Calabrese Franco Coco Trovato e Salvatore Pace, altro ’ndranghetista, poi pentito, condannato di recente per il delitto di Umberto Mormile; quello di Alessandro Angri (in questo caso esclude il coinvolgimento del gruppo Paviglianiti).

Sembra esserci anche un errore nell’archivio di Gallo: strano, per un tipo così meticoloso. Tra le foto scattate dai militari di Varese ce n’è una che raffigurerebbe una «cartella contenente le dichiarazioni di Riccardo Pellegrino». I carabinieri, nelle note, lo descrivono come «collaboratore di giustizia non meglio identificato». In effetti non c’è un Riccardo Pellegrino pentito: le dichiarazioni, anch’esse finite agli atti, descrivono il contesto di mafia a Petilia Policastro. In particolare una riunione con Franco Coco Trovato, Vittorio Foschini (altro pentito condannato per il delitto Mormile), Silvio Farao e Peppe Farao.

Le 800mila Sdi nell’hard disk dell’hacker Calamucci

Storie di camorra, ’ndrangheta e Cosa nostra si mescolano nell’archivio (cartaceo) di polizia trovato nella sede degli spioni di Equaliza. Una piccola cosa rispetto ai dati che il solo Nunzio Calamucci, hacker del gruppo, sostiene di avere nel proprio ufficio in un hard disk: «Ottocentomila Sdi (schede tratte dalle banche dati, ndr) c’ho di là». Tutto materiale buono per il sistema messo in piedi dalla centrale dei dossier. Tutta una questione di contatti: Gallo ha «reti relazionali nei Tribunali, nelle sezioni di polizia giudiziaria, nelle articolazioni delle forze dell’ordine» e poi «con l’intelligence, con alti funzionari, magistrati e con numerosi avvocati che, quando necessario, vengono interpellati per avere notizie sui loro clienti».

Leggi anche

Queste notizie «vengono poi compendiate in veri e proprio dossier venduti/ceduti dal gruppo alle società interessate ma a imprenditori e politici a prezzi importanti, anche di svariate migliaia di euro». Quanti? «15mila euro – appuntano gli investigatori – è la tariffa per gli accertamenti più completi su un soggetto».

Tutti sono potenziali obiettivi e le informazioni «rappresentano un’importante risorsa economica e sono strategiche per una svariata platea di clienti». Di più: la rete di relazioni e l’accesso alle informazioni di polizia e delle banche dati, oltre che ai fascicoli processuali «permette di avere un enorme vantaggio nei confronti della concorrenza».

L’uomo del caso Telecom-Sismi: «In Italia ci sono 400 Equalize»

Ecco il cuore del problema o, almeno, uno dei punti salienti: la concorrenza. A sentire Giuliano Tavaroli, che per il dossieraggio Telecom-Sismi ha patteggiato una pena di 4 anni e mezzo, «la dimensione del business è diventata “industriale”. Il numero di dossieraggi che stanno emergendo nei casi che sono scoppiati di recente è impressionante: 800mila». L’Italia, per l’ex sottufficiale dei carabinieri, è «un’anomalia» perché «di società come Equalize ce ne sono 400, un unicum in Europa». Tutte hanno la licenza per fare questo tipo di attività, che è sottoposta al controllo della polizia amministrativa. Ma, appunto, la concorrenza è tanta e i rapporti non sempre trasparenti. 

I numeri diffusi dal centro studi Conflavoro restituiscono la cifra di un settore in espansione vertiginosa: oltre 3.600 aziende e 245mila lavoratori, per un fatturato totale di oltre 7 miliardi di euro, in aumento del 16% nell'ultimo triennio.

Oltre il 52% del fatturato prodotto proviene dalle aziende di vigilanza privata, il 29% dalla cyber security, il 12% dalla vendita e installazione dei sistemi di sicurezza e l'7% dalle investigazioni. Le aziende sono dislocate in tutto il Paese con una forte concentrazione nel Sud Italia per il 51%, al Nord per il 28% e al Centro per il 21%.

Leggi anche

Le otto società nell’inchiesta della Procura di Milano

Nella sola indagine della Procura di Milano sono entrate otto società di “reputation”, cioè di investigazione privata. Le più conosciute si occupano di firmare direttamente i contratti con aziende e privati: Equalize, Mercury, Develope and Go (Dag) e Neis. Le altre – Skp Investigazioni e servizi d sicurezza; Skp Servizi di sicurezza srl, Ml mutiservice e l’impresa individuale Tutela del credito – hanno fatto da fornitrici di secondo livello. La Skp, in particolare avrebbe assicurato le intercettazioni illecite, come emerge peraltro da una precedente indagine dei pm di Torino del 2022. Equalize, invece, ha come core business la «raccolta di elaborazione e gestione dati» e le «investigazioni e verifiche dei sistemi di controllo». Definizioni generiche che nascondono la capacità di penetrare le banche date strategiche di interesse nazionale. Con il supporto indispensabile, secondo l’accusa, di Gallo e dei suoi contatti. E anche del suo archivio.

Il prossimo step investigativo ruota attorno alla comprensione dell’uso che l’ex poliziotto faceva Gallo di questo materiale che, se ceduto a soggetti vicini ai clan, poteva consentire di «premunirsi dalle azioni investigative degli inquirenti minando profondamente le basi stesse della segretezza dei procedimenti penali e delle investigazioni di polizia».