L’intervista - L’Alta velocità in Calabria, l’ex professore universitario Festa e l’anomalia di Cosenza relegata a stazione periferica - Notizie
VIDEO | Con il professore, ora in pensione, tra i padri del progetto della metropolitana leggera Cosenza-Rende-Unical, si è discusso anche della dismissione del passante Praia-Tarsia nonostante uno studio di fattibilità costato 35 milioni di euro
di Salvatore Bruno
Intenso, appassionato e di estremo interesse l’intervento di Demetrio Festa, ospite degli studi di Cosenza Channel per un’approfondita disamina sullo stato dell’arte del trasporto ferroviario in Calabria, regione di fatto esclusa dall’alta velocità con l’anomalia del capoluogo bruzio relegato a stazione periferica, e tagliato fuori anche dalla connessione intermodale con la direttrice privilegiata, quella tirrenica.
Con il docente universitario, ora in pensione, tra i padri del progetto della metropolitana leggera Cosenza-Rende-Unical, ambiziosa infrastruttura ormai definanziata e che non vedrà mai la luce, si è discusso inoltre delle coincidenze mancate che creano forti disagi ai viaggiatori, della dismissione del passante Praia-Tarsia nonostante uno studio di fattibilità costato 35 milioni di euro, del percorso del Frecciarossa Sibari-Bolzano che bypassa l’area urbana cosentina. Proprio da questo argomento parte la lunga intervista: alcuni sindaci, in primis quello di Castiglione Cosentino Salvatore Magarò, hanno inoltrato a Trenitalia la richiesta di autorizzare la fermata del Sibari-Bolzano appunto a Castiglione Cosentino.
«Questa operazione comporterebbe il regresso, ovvero il passaggio del macchinista dalla testa alla coda del convoglio. Naturalmente la scelta non è indolore. Si tratta di capire quali sono i vantaggi e quali sono gli svantaggi; che il treno possa entrare e tornare indietro, tecnicamente è fattibile. Infatti questo treno fa il regresso a Napoli, fa il regresso a Roma Termini, fa il regresso a Santa Maria Novella a Firenze, fa il regresso a Verona Porta Nuova, quindi il regresso lo fa. Il regresso prende dieci minuti, cioè cambiare banco, nel senso che il macchinista si sposta da un capo all'altro del treno, in dieci minuti si fa. Poi c'è il problema di arrivare dal Bivio Sant'Antonello di Montalto, dove la ferrovia si dirige verso Paola, fino a Castiglione e tornare indietro. Sono sei chilometri, ci vogliamo mettere dieci minuti tra andata e ritorno, arriviamo a venti minuti. Questi venti minuti qualcuno li paga. Evidentemente da Sibari si dovrebbe partire venti minuti prima. Si tratta di un sacrificio che si chiede agli abitanti di quell'area».
Di contro però, chi parte da Cosenza, per prendere la coincidenza a Paola, di minuti deve aspettarne trentatré. Perché il Cosenza-Paola arriva alle 6,45 ed il Sibari-Bolzano da Paola transita alle 7.18. Al ritorno – ricorda Festa – le cose non vanno meglio: la sera infatti per la coincidenza ci sono 12 minuti di tempo, ma se il Sibari-Bolzano arriva in ritardo, il treno per Cosenza non aspetta». Una situazione di disagio spesso segnalata al nostro network da tanti nostri lettori. Demetrio Festa poi si sofferma su un’altra questione: «Volete sapere quanti treni partono da Reggio Calabria per andare a Roma? In una giornata ci sono 7 frecciarossa, 5 intercity, un frecciargento e poi altri 3 treni intercity che fanno il percorso a due passi con coincidenza a Lamezia, a Paola, finanche a Latina. Quindi hanno una quindicina di coppie di treni. Uno non potrebbe venire a Cosenza? Il fatto è che le ferrovie continuano ad avere questo modello di esercizio Reggio-Roma servendo Cosenza soltanto con le coincidenze».
Pessimista la visione del docente universitario sugli investimenti per l’alta velocità: «Io questa vicenda l'ho seguita dall'inizio, ho seguito i dibattiti pubblici, ci sono pure andato. Si era partiti con un progetto che prevedeva di andare lungo il Vallo di Diano, scendere a Praia a Mare, entrare poi a Tarsia, venirsene a Cosenza, magari arrivare a Lamezia passando per la Valle del Savuto e poi andarsene a Reggio. Questo progetto che ci hanno offerto non è nuovo, è un progetto degli anni Novanta. Fino a dicembre dell'anno scorso era questo il progetto, che aveva degli svantaggi perché era più lungo di una cinquantina di chilometri, però univa la Calabria. Io credo che unire la Calabria fosse la cosa più importante e dava pure l'occasione da Tarsia di arrivare rapidamente verso la Sibaritide e verso la Puglia. E anche verso Crotone. Quindi al di là dei cinquanta chilometri in più, aveva comunque senso. Di punto in bianco, ci hanno detto che questo tracciato non andava bene perché si sono accorti che la galleria tra Tarsia e Praia non era fattibile perché passava sostanzialmente sotto la Mula, la montagna da cui arriva l'acqua che beviamo a Cosenza. L'acquedotto dell’Abatemarco viene da là. Insomma, dopo aver speso 35 milioni di euro si sono accorti che questa opera non si poteva fare».
Ma le alternative non sono convincenti: «Si sono buttati sulla costa, ma a San Lucido ci sono problemi geotecnici pazzeschi. Tutta la rupe di San Lucido scivola verso il mare. A Cetraro ci sono problemi analoghi. Se invece i binari devono transitare a mezzacosta servono 50 chilometri di gallerie, quindi si passa dalla padella alla brace». Insomma la sensazione è che l’opera non si farà. Peraltro non ci sono neppure i soldi necessari. «Le ferrovie, nel loro studio di fattibilità, hanno tra l’altro scritto che il tracciato migliore è sotto il Pollino tra Lagonegro e Tarsia seguendo il tracciato autostradale. E quello che costa meno è geologicamente il migliore. Perché non lo fanno? Perché poi bisognerebbe collegare Praia e Sapri. Da Sapri si poteva raggiungere l'alta velocità a Padula con un raccordo di trenta chilometri lungo il Bussento. Adesso invece da Battipaglia, non si punta verso Sicignano, ma verso Romagnano, che ha la stessa latitudine nord di Battipaglia. La verità è che si vuole andare a Potenza, non a Cosenza. E da lì tagliare per Metaponto e la Puglia».
Un'altra occasione persa sembra essere quella della metropolitana leggera Cosenza-Rende-Unical di cui il docente Demetrio Festa è stato tra i progettisti: «Cosenza ci ha rimesso 160 milioni, che avrebbero fatto tanto. Nell’ottica della possibile costruzione del nuovo ospedale ad Arcavacata, avremmo già avuto il collegamento con il centro città». Scettico Festa sulla possibilità di impiegare in alternativa l’attuale tracciato esistente tra Piazza Matteotti e la vecchia stazione di Rende Scalo: «Corre lungo il Crati per cui lontano dalle zone nevralgiche della città. Immaginate una persona residente in Viale della Repubblica o in Via Panebianco. Non avrebbe la convenienza ad utilizzare questo servizio. Si potrebbe invece recuperare, con un adeguamento dello scartamento dei binari, il collegamento con Cosenza Centro per consentire per esempio, ai viaggiatori in partenza da Corigliano-Rossano di arrivare direttamente in Piazza Matteotti senza cambi. Sono tante le soluzioni che si possono mettere in campo per migliorare la mobilità dei calabresi – ha concluso Festa – ma mi pare che qui si parli troppo senza progettare e, soprattutto, senza realizzare».