Inchiesta Ergon - Lavoratori sfruttati nel Catanzarese, si avvalgono della facoltà di non rispondere l’imprenditore Paoletti e sua moglie - Notizie
Anche Antonio Citriniti, responsabile dei punti vendita, ha scelto il silenzio. Gli indagati sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento del lavoro, estorsioni e falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico
di Alessia Truzzolillo
Si è avvalso della facoltà di non rispondere Paolo Paoletti, 58 anni, imprenditore catanzarese nel settore dei supermercati tratto in arresto ieri dalla Guardia di finanza con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento del lavoro, estorsioni e falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico. Nell’inchiesta coordinata dalla Procura di Catanzaro è coinvolta anche la moglie di Paoletti, Anna Valentino, collaboratrice dell’imprenditore finita agli arresti domiciliari. Entrambi i coniugi, difesi dagli avvocati Carlo Petitto e Vincenzo Iiritano, hanno scelto di non rispondere al gip.
Sfruttati e spiati | Catanzaro, nel supermarket degli schiavi a 4 euro all’ora anche intercettazioni illegittime «per sentire i commenti» dei dipendenti
Anche Antonio Citriniti, responsabile dei punti vendita, difeso dall’avvocato Giuseppe Fonte, su suggerimento del legale ha scelto di non rispondere. «Una precisa strategia difensiva – ha spiegato Fonte – giustificata dal fatto che la legge processuale concede 10 giorni di tempo per fare interrogatorio dopo l’applicazione della misura». Il tempo concesso trova giustificazione nella possibilità che viene data al difensore di leggere le carte del procedimento.
Inchiesta Ergon | «Mi sono staccato una falangetta in macelleria ma ho dovuto dire di essermi fatto male a casa»: i soprusi nei supermercati di Catanzaro
«La misura – dice Fonte – è stata applicata nella prima mattinata di ieri. Questa mattina, alle nove, è stata depositata la mia nomina, alle 11:30 è stato notificato dal gip che l’interrogatorio si sarebbe tenuto alle 12:30 un’ora dopo». Non avendo potuto ancora interloquire col suo assistito, l’avvocato ha scelto questa linea difensiva.