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giovedì 24 ottobre 2024 | 22:43
Politica

L’investimento saltato - Baker Hughes “spacca” anche il consiglio comunale di Corigliano Rossano - Notizie

L’assise convocata sul tema quando ormai sembra essere troppo tardi non esprime un deliberato unanime. Stasi: «La convocazione della conferenza dei servizi farebbe decadere il ricorso»

di Luca Latella

Il consiglio comunale monotematico sul tema Baker Hughes, molto probabilmente inutile dopo il ritiro dalla proposta di insediamento industriale nel porto di Corigliano Rossano, sfocia in un nulla di fatto di carattere politico: una delibera approvata a soli colpi di maggioranza (14 a 9) - con i gruppi di minoranza contrari al documento  proposto dalle forze di maggioranza - per quello che è il messaggio non unanime inviato alla città ed agli attori della vicenda.

Pochi gli elementi di novità scaturiti dai lavori assembleari (richiesti dalle minoranze che comunque non hanno prodotto una proposta di delibera nei tempi utili) se non la richiesta - stringente - al sindaco di ritirare il ricorso presentato dall’amministrazione comunale alla Presidenza della Repubblica per mettere in evidenza le carenze strutturali delle procedure: una autorizzazione Zes rilasciata alla multinazionale americana al di fuori e prima della conferenza dei servizi.

Cavilli burocratici - sottolinea qualcuno - che per il sindaco e l’Amministrazione rappresentano la via maestra: il rispetto delle regole.

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Per far intuire i rapporti “particolari” tra enti, il sindaco Stasi nel suo intervento di chiusura ricorda come l’amministrazione comunale agli albori della vicenda abbia chiesto delle integrazioni alla prima richiesta di insediamento industriale, facendo presente che una parte del porto è sotto vincolo del Pai, il piano di assetto idrogeologico. «È sapere come è andata? - rivela Stasi ai consiglieri comunali - Dopo 32 ore Autorità di sistema portuale risponde che nel porto le competenze sono esclusivamente dell’ente marittimo. Però poi dopo cinque giorni Nuovo Pignone comunica di dover cambiare il progetto sulla base dei vincoli Pai».

Stasi insomma, contesta in modus operandi e non il progetto industriale in sé, pur chiedendo più volte il trasferimento di parte dell’insediamento nell’area retro portuale adiacente alla zona industriale di Schiavonea.

Il sindaco spiega chiaramente che «la convocazione di una nuova conferenza dei servizi, farebbe decadere i criteri ed i principi che ci hanno spinto a ricorrere al presidente della Repubblica».

Stasi: «Siamo disponibili ma con le carte a posto»

«Ci possiamo provare in tutti i modi - dice ancora il primo cittadino - ma la partita si riapre con una conferenza dei servizi. Abbiamo scritto al ministro Urso, ci siamo, ci saremo, ma si convochi la conferenza, per la quale tutti hanno avuto otto mesi per indirla, e tutto si risolverà. Siamo disponibili, ma con le carte a posto.  La conferenza dei servizi, lo ribadisco, è il presupposto per la decadenza del ricorso».

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L’indiscrezione

Tra i corridoi trapelano però altre novità: la ritrosia a convocare una nuova conferenza dei servizi tanto agognata da Stasi emetterebbe un’autorizzazione meno conveniente dal punto di vista dei vantaggi fiscali derivanti dalla Zes unica, trasformata lo scorso 1 gennaio in Zes del mezzogiorno estesa alle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia, Sardegna e non più frammentata in otto diverse strutture amministrative, tra cui i porti di Gioia Tauro e Corigliano.

Tradotto? L’insediamento nello scalo portuale coriglianorossanese non sarebbe più conveniente rispetto alla partita del credito di imposta del 2023.

Sarà così? Scontri frontali anche di carattere istituzionale oltre che politico - a tutti i livelli - potrebbero alimentare queste indiscrezioni.