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domenica 20 ottobre 2024 | 13:48
Cronaca

L’intervento - Il monito di monsignor Savino: «Attenti agli scontri di potere, i migranti non sono pacchi da sbattere da una parte all’altra» - Notizie

Il vicepresidente della Conferenza Episcopale Italiana e vescovo di Cassano interviene sulle leggi che hanno regolamentato i flussi migratori e sulla vicenda del centro in Albania: «Si chiedono sacrifici agli italiani e poi quanti soldi sono stati buttati via»

di Redazione Cronaca

«I migranti sono fratelli e sorelle con la loro dignità, non pacchi da sbattere da una parte all'altra». Lo dice il vicepresidente della Cei, mons. Francesco Savino, all'Ansa. «Come cittadino e come pastore chiedo di stare attenti allo scontro tra poteri. Sono convinto che quando i poteri non si rispettano reciprocamente - sottolinea il vescovo di Cassano all'Jonio - il cuore della democrazia è a rischio». «Se facciamo memoria di tutte le leggi, dalla Bossi-Fini al decreto Cutro, fino alla scelta di esternalizzare i migranti in Albania il filo rosso è considerare l'immigrato un criminale. C'è un atteggiamento securitario che va al di là di ogni oggettività». Sul centro in Albania aggiunge: «Chiedono sacrifici, dispiace per i soldi buttati via»

Il vicepresidente della Conferenza Episcopale Italiana, mons. Francesco Savino, ricorda: «È da anni che Papa Francesco dice "basta con i muri, invece rafforziamo ai ponti" rispetto alla grande questione dei fratelli e sorelle migranti. Il Papa invita ad una accoglienza seria, responsabile, una accoglienza nella legalità». «Io non voglio entrare a gamba tesa nelle scelte della politica ma la Cei - ricorda il vicepresidente della Cei - ha già manifestato la sua perplessità alla esternalizzazione dei migranti in Albania». Ora si aggiunge quello che il vescovo di Cassano all'Jonio definisce «uno scontro tra i poteri che mette a rischio la nostra democrazia. Io sono per un equilibrio, una reciproca responsabilità», «senza questo rispetto reciproco si alimenta la sfiducia dei cittadini e la gente si allontana sempre più, non va a votare perché non crede in una possibilità di cambiamento». Ci sono poi «certe leggi, e non mi riferisco solo a quelle di questo periodo, che spesso non sono fatte molto bene, non sono precise e si prestano ad un ermeneutica non unica».

La preoccupazione «già espressa dalle Cei è pastorale. Chiediamo il rispetto delle persone. Avevamo detto che si rischiava di considerare il migrante una specie di pacco ed è successo proprio questo». Adesso il centro in Albania «torna ad essere vuoto ed era abbastanza ovvio che una procedura così accelerata, senza considerare tutti elementi della storia della persona, comportasse questo rischio. Il vulnus più grave è il Patto europeo che entrerà in vigore nel 2026 e che prevede questa esternalizzazione». Il vescovo fa anche un'altra considerazione: «Si chiedono tanti sacrifici agli italiani e poi quanti soldi sono stati buttati...». Savino ci tiene a dire che «noi interveniamo come vescovi, come pastori, e non c'è una questione di appartenenza politica. Noi non vogliamo essere tirati dalla giacchetta, o sarebbe meglio dire dalla talare, da una parte o dall'altra. Rilanciamo ciò che dice sempre Papa Francesco, ovvero che occorre mettere al centro la persona immigrata con i suoi diritti e i suoi doveri. Come dice il Santo Padre, dobbiamo accogliere, proteggere, accompagnare, integrare», conclude mons. Savino.