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martedì 15 ottobre 2024 | 11:35
Attualità

Tesori dal passato - Una chiesa armena nel cuore di Brancaleone Vetus, una scoperta che arricchisce di nuovi tasselli la storia della Calabria - Notizie

VIDEO | L'edificio, seppur in rovina, conserva ancora tracce di affreschi e iscrizioni in lingua armena, suscitando l'interesse degli storici e archeologi 

di Paolo Paparella

La recente scoperta di una chiesa armena nell'area grecanica di Bracalone Vetus ha suscitato grande interesse tra gli storici e gli archeologi. Questa piccola chiesa, risalente probabilmente al XII secolo, testimonia la presenza di una comunità armena in Calabria durante il Medioevo. L'esistenza dei forni sul pavimento e delle incisioni raffiguranti la fenice, simbolo di rinascita e associata spesso a Gesù non lasciano dubbi alla presenza armena nel luogo.

L'edificio, seppur in rovina, conserva ancora tracce di affreschi e iscrizioni in lingua armena. La sua architettura, caratterizzata da una cupola centrale e absidi semicircolari, riflette lo stile tipico delle chiese armene dell'epoca. Questa scoperta getta nuova luce sulla complessità culturale dell'area grecanica, già nota per la sua commistione di influenze greche, latine e normanne. La presenza armena aggiunge un ulteriore tassello alla ricca storia multiculturale della regione.

 

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Gli studiosi ipotizzano che questa comunità armena possa essere giunta in Calabria in seguito alle persecuzioni subite in patria, trovando rifugio e accoglienza in questa zona remota dell'Italia meridionale. Le indagini archeologiche proseguono per svelare ulteriori dettagli sulla vita di questa comunità e sul suo rapporto con le altre culture presenti nell'area. Questa scoperta apre nuove prospettive di ricerca sulla diaspora armena nel Mediterraneo e sulle dinamiche di integrazione culturale nel Medioevo calabrese. Si ipotizza che la comunità armena di Bracalone Vetus fosse ben integrata nel tessuto sociale locale, pur mantenendo vive le proprie tradizioni religiose e culturali. Questa nuova prospettiva potrebbe portare a una revisione significativa della nostra comprensione delle dinamiche culturali e migratorie nel Mediterraneo medievale.