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giovedì 10 ottobre 2024 | 19:24
Cronaca

Processo Reset - Il cambio di personalità del boss di Cosenza Patitucci nel racconto del pentito Calabrese Violetta: «Da pazzo a carismatico» - Notizie

Nel corso del processo il pm antimafia Corrado Cubellotti ha chiesto al collaboratore di giustizia di tracciare un identikit del capo società della 'ndrangheta bruzia 

di Marco Cribari

Il 2013 è l'anno che fa da spartiacque anche per Roberto Calabrese Violetta, il secondo pentito-testimone che ha calcato oggi la scena del maxiprocesso "Reset". Convocato in aula per ripercorrere i suoi trascorsi criminali, l'uomo ha rievocato i suoi anni da esordiente, alla fine dei Novanta, sotto la guida di Francesco Bruni "Bella Bella" per arrivare poi, dopo la morte del suo mentore, a quelli della maturità che, a suo dire, lo vedono vicino alla famiglia Castiglia. Usura ed estorsioni rappresentano la cifra della sua militanza criminale, due attività illecite su cui il diretto interessato coltiva ricordi che la Dda reputa d'interesse.

«I soldi di usura ed estorsioni - ha affermato Calabrese Violetta - confluivano tutti nella bacinella unica, perché tra il 2005 e il 2006 si era raggiunto l'accordo per creare un solo gruppo criminale. Nel 2008-2009, viene estromesso il gruppo Castiglia-Musacco. Me l'ha detto direttamente Francesco Patitucci un giorno al bar: "Lo sai che al compare tuo lo abbiamo estromesso?". Gli hanno lasciato solo libertà di fare qualche estorsione, per il resto erano fuori».

Proprio di Patitucci, il pm Corrado Cubellotti gli ha chiesto di tracciare un identikit: «All'inizio era una persona con cui non ci potevi parlare. Ragionava a modo suo, alzava subito le mani. Era considerato, tra virgolette, un pazzo. Invece era una persona intelligente. Con lui la bacinella era cresciuta in un modo stratosferico. Si rapportava in modo educato e rispettoso con personaggi di rilievo del commercio cosentino. Anche se li taglieggiava. Man mano, è diventato una persona carismatica. Dopo l'arresto di Gianfranco Bruni è entrato prima di lato e poi si è seduto sulla sedia principale».

Patitucci sarà anche la sua originale unità di misura per definire il peso di altri imputati. Renato Piromallo? «Il vice di Patitucci». Adolfo D'Ambrosio? «La metà di Patitucci». Umberto Di Puppo? «Mano nella mano con Patitucci». E Sergio Raimondo? «In confidenza con Patitucci». E così via. Il discorso cambia con Agostino Briguori. Calabrese Violetta ha parlato di un imprenditore suo amico finito nella spirale dell'usura: «Briguori gli aveva prestato cinquantamila euro e a un certo punto se n'era preso da lui un milione e duecentomila euro. Gli facevano usura settimanale, lo avevano pure picchiato. Questa persona è venuta a chiedermi aiuto e io sono andato con lui a incontrare i fratelli Briguori. È finita che gli hanno restituito seduta stante ottocentomila euro tra soldi e assegni».

Con Daniele Chiaradia si è aperto il fronte del Gaming, vicenda che coinvolge anche l'assessore Francesco De Cicco, l'ispettore di polizia Silvio Orlando, Carlo Drago e i fratelli Reda. «Le macchinette non erano collegate alla Sisal. Tutto quello che incassavano se lo tenevano in nero. Gran parte della città era così. Sempre sul fronte bookmaker, Alberigo Granata «era un amico carissimo di Gianfranco Bruni. Per rispetto a lui, non lo toccava nessuno». A suo dire, le persone dedite a questo tipo di affare erano in qualche modo «taglieggiate» dalla criminalità organizzata, ma in passato ai magistrati aveva parlato di «un contributo» che gli stessi dovevano versare «nella bacinella dei clan». Cubellotti gli ha chiesto di chiarire meglio: «Ma era un contributo volontario o era imposto?». E il pentito: «Era un'estorsione!».

L'avvocato Filippo Cinnante gli ha chiesto di chiarire e datare meglio la sua conoscenza con Sergio Raimondo e, più in generale, i suoi rapporti con il gruppo Castiglia-Musacco. «Lei conosce l'ispettore Silvio Orlando?» gli ha domandato ex abrupto l'avvocato Pasquale Naccarato, mettendogli anche una pulce nell'orecchio: che proprio Orlando l'abbia arrestato nell'ambito dell'operazione "Vulpes". Domande tattiche, che torneranno utili per l'arringa difensiva. «Mai avuto rapporti con Rosanna Garofalo» aveva detto Calabrese Violetta, salvo poi affermare che recuperava soldi per conto di suoi marito Francesco Patitucci. L'avvocato Laura Gaetano gli chiede conto di questa contraddizione. «Non mi ricordo» è la risposta, condita anche da una bestemmia di frustrazione. Prossima udienza il 15 ottobre con i pentiti Francesco Galdi e Angelo Colosso e il 17 ottobre con il pentito Mattia Pulicanò.