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lunedì 7 ottobre 2024 | 15:02
Cronaca

La requisitoria - Caso Pedri, alle battute finali il processo nato dalla scomparsa della ginecologa: «Il reparto come una pentola a pressione pronta a esplodere» - Notizie

Il procedimento per presunti maltrattamenti nei confronti del personale di Ginecologia dell'ospedale di Trento. Imputati l'ex primario e la sua vice. Sono 21 le parti offese, tra cui la dottoressa che studiò a Catanzaro

di Redazione Cronaca

Sara Pedri

È in corso, di fronte al gup del Tribunale di Trento, Marco Tamburrino, la requisitoria conclusiva della pm Maria Colpani nell'abito del procedimento per i presunti maltrattamenti nei confronti del personale di reparto di ginecologia e ostetricia dell'ospedale di Trento.

Il processo vede imputati l'ex primario, Saverio Tateo, e la sua vice, Liliana Mereu, per maltrattamenti in concorso e continuazione. 

Gli avvocati delle parti civili, che interverranno in un'altra udienza, a fine novembre, si aspettano una conferma dell'impianto accusatorio da parte della pm. Dall'inizio del processo, Tateo ha invece respinto ogni addebito.

Le indagini sui presunti maltrattamenti sono seguite alla scomparsa della ginecologa Sara Pedri, 31enne di Forlì di cui si sono perse le tracce dal 4 marzo 2021. Dopo essersi laureata a Ferrara, si era trasferita a Catanzaro per completare il suo percorso di specializzazione all’università Magna Graecia conseguendo la laurea specialistica il 9 novembre 2020. Proprio per il suo percorso di studi in Calabria, all’ospedale Santa Chiara di Trento, dove ha preso successivamente servizio, si sarebbero verificati episodi di bullismo e mobbing nei confronti della giovane.

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21 parti offese

 Le parti offese sono 21, tra cui figura la stessa Pedri. Nove di loro sono state sentite dal giudice in un incidente probatorio nell'autunno dello scorso anno. Mereu è Tateo sono invece stati sentiti, in diverse udienze, la scorsa primavera.

Dalla requisitoria della pm, Maria Colpani, è emerso un «quadro lucido e convinto: il dipartimento (reparto, ndr) era come una pentola pressione piena di gas nocivo pronta ad esplodere». Lo ha detto, durante a margine, l’avvocato Nicodemo Gentile, rappresentante della famiglia di Sara Pedri nel procedimento per i presunti maltrattamenti nei confronti del personale di reparto di ginecologia e ostetricia dell'ospedale di Trento.

Secondo Gentile, la famiglia Pedri fa «pieno affidamento nella giustizia. Sara non c’è più, ma la sua fine drammatica è servita a scoperchiare un vaso di Pandora», ha concluso Gentile.