Sezioni
Edizioni locali
Blog
venerdì 4 ottobre 2024 | 13:53
Cronaca

Inchiesta Nemesis - “Ripartiamo” dalla ’ndrangheta, a Casabona patto di ferro tra sindaco e clan: il ritiro di un candidato per aiutare la lista di Seminario - Notizie

Le accuse della Dda ai politici per le amministrative del 2021: il ruolo del primo cittadino e il coinvolgimento di De Giacomo (assessore), Melfi (vice sindaco) e Poerio (consigliere). Gli aiutini alla famiglia Tallarico su concessioni nell’area Pip, assunzioni e alloggi Aterp

di Pablo Petrasso

“Ripartiamo” da un patto con la cosca. Il nome della lista che ha portato Francesco Seminario a guidare il Comune di Casabona si presta alla sintesi brutale. Almeno secondo i magistrati della Dda di Catanzaro che, con l’inchiesta Nemesis, gettano un’ombra sinistra sulle elezioni comunali del 2021 nel piccolo centro del Crotonese.

Per Seminario, avvocato iscritto al Pd (figura nell’assemblea regionale del partito), è un ritorno: già sindaco di Casabona per due mandati, tra il 1999 e il 2009, si propone di tornare alla guida dell’amministrazione comunale dopo il trauma dello scioglimento per infiltrazione mafiosa sancito nel 2018 sugli sviluppi dell’inchiesta Stige. Purtroppo, secondo gli investigatori, questo tentativo passa attraverso un patto con il clan Tallarico.

Il percorso di avvicinamento al voto del 3-4 ottobre 2021 sarebbe stato macchiato da un «accordo»: la ’ndrina di Casabona avrebbe procurato voti a Seminario e alla sua lista elettorale «in cambio della promessa o dell’erogazione da parte di quest’ultimo e dei suoi candidati consiglieri di denaro, di altre utilità e della disponibilità a soddisfare gli interessi e le esigenze della ’ndrina». Attori del patto sarebbero stati lo stesso Seminario; Anselmo De Giacomo, candidato consigliere (poi diventato assessore); Carlo Mario Talarico (detto Luigi u Sciubbu), vertice della cosca di Casabona; il presunto affiliato al clan Luigi Gagliardi e Francesco De Paola, il cui ruolo sarebbe stato quello di «intermediario» tra il futuro sindaco e il capo della ’ndrina.

Leggi anche

La candidatura ritirata per aiutare Seminario

De Paola avrebbe avuto un ruolo chiave nel progetto elettorale e si sarebbe mosso lungo un doppio canale. Da una parte avrebbe rassicurato Seminario che il pacchetto di voti a disposizione di Tallarico sarebbe finito a lui, dall’altro avrebbe tranquillizzato il capocosca: il sindaco, una volta eletto «avrebbe favorito la famiglia Tallarico». Tutti e due, avrebbero avuto rassicurazioni del fatto che un parente di Tallarico avrebbe ritirato la propria candidatura «a supporto della lista del candidato sindaco avversario Domenico Capria (non indagato, ndr)». L’esito del voto premiò Seminario: per lui 941 preferenze contro le 621 di Capria.

Il ruolo operativo nel sostegno del clan alla lista del sindaco sarebbe stato affidato a Gagliardi, che si sarebbe occupato della raccolta di voti per De Giacomo nella frazione Zinga di Casabona. Lo stesso De Giacomo, nominato poi assessore ai Rapporti con frazione, alla Politiche giovanili, allo Sport, allo Spettacolo e al Turismo, avrebbe ripagato il clan per i consensi raccolti.

Gli "aiutini" della politica alla famiglia Tallarico

L’inchiesta della Dda di Catanzaro si incarica di individuare i benefici per i Tallarico. Il ventaglio degli indagati, così, si allarga a un altro assessore, Leonardo Melfi (anche vice sindaco), e al consigliere comunale Vincenzo Poerio. Assieme a De Giacomo e Seminario formerebbero la rete di concorrenti esterni alla ’ndrina.

Il sindaco, in particolare, avrebbe garantito l’assunzione di Giuseppe Pullerà in un’impresa che si occupava dell’attività di raccolta dei rifiuti a Casabona. Poi avrebbe lasciato che Ludovico Tallarico, figlio di Carlo Mario, «continuasse a operare nelle aree Pip del Comune» anche se la Commissione straordinaria nominata dopo lo scioglimento aveva dichiarato la decadenza della concessione per la “Edil Tallarico srl”.

Leggi anche

Per questo scopo, sarebbe intervenuto il contributo di Leonardo Melfi, che «garantiva a Carlo Mario Tallarico che avrebbe trovato con Seminario la migliore soluzione tecnico-amministrativa» per garantire il prosieguo della concessione. Un favore simile sarebbe stato garantito anche a un altro figlio di Tallarico, Francesco, per la sua “Tallarico inerti e calcestruzzo”. Nel quadro delle accuse figurano anche altre due assunzioni. La prima è quella della compagna di Luigi Gagliardi, l’uomo che si sarebbe speso per aumentare i consensi della lista del sindaco, «addetta alle pulizie nei locali del Comune» nonostante non si fosse vaccinata contro il Covid e non avesse il green pass.

Seminario, assieme a Poerio, si sarebbe poi interessato anche dell’assunzione di un ingegnere «figlio del defunto capoclan» del paese «e nipote di Carlo Mario Tallarico».

Nel mirino degli investigatori finire anche l’assegnazione di un alloggio popolare che, anziché essere restituito all’Aterp dopo la morte dell’assegnatario, sarebbe stato assegnato a Gagliardi «dapprima in via di mero fatto e, successivamente, in modo ufficiale» con un’ordinanza sindacale «e ciò in totale violazione dei criteri di priorità nell’assegnazione degli alloggi di edilizia popolare».

C’è un altro episodio che finisce nell’inchiesta: dopo i controlli per un allaccio abusivo alla rete idrica dell’azienda dei Tallarico in contrada Galici di Casabona, Melfi e Seminario si sarebbero dati da fare per proteggere il capoclan da possibili sanzioni. Un altro favore per la “famiglia” dopo il sostegno elettorale garantito al primo cittadino. “Ripartiamo” proprio nel verso sbagliato.