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lunedì 30 settembre 2024 | 09:46
Cronaca

Arresti a Milano - La ’ndrangheta negli affari di San Siro: estorsioni sul catering e richieste di pizzo agli ambulanti fuori dallo stadio - Notizie

Sotto la lente anche una serie di pestaggi. Eseguite più di 50 perquisizioni: controlli anche nella casa a Pioltello di Antonio Bellocco. Emerso un «patto di non belligeranza fra le due tifoserie al fine di conseguire profitto sulla passione sportiva dei tifosi»

di Redazione Cronaca

Lo stadio Meazza nel quartiere San Siro a Milano

Tra le presunte attività estorsive, contestate nella maxi inchiesta di Polizia e Guardia di Finanza e della Procura di Milano, che ha delineato una "alleanza" tra le curve degli ultrà interisti e milanisti nei traffici illeciti anche con infiltrazioni della 'ndrangheta, c'è principalmente quella sui servizi di catering relativi allo stadio di San Siro. In più, da quanto si è saputo, dalle indagini dei pm Paolo Storari e Sara Ombra sono emerse anche estorsioni e richieste di "pizzo" nei confronti degli ambulanti che vendono panini e cibo fuori dal Meazza, oltre ad una serie di pestaggi e cosiddetti "reati da stadio". L'inchiesta non riguarderebbe, invece, traffici di droga. Diciannove le misure cautelari, 16 in carcere e tre ai domiciliari. I reati contestati sono associazione per delinquere con l'aggravante mafiosa, estorsione, false dichiarazioni o attestazioni in atti destinati all'autorità giudiziaria, possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi, accesso abusivo a sistemi informatici, lesioni, percosse, rissa e resistenza a pubblico ufficiale.

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Come spiega il procuratore di Milano Marcello Viola in una nota si tratta di «una complessa indagine» delle Dda milanese «che ha riunito diversi filoni investigativi condotti da più articolazioni della Polizia di Stato, nonché dal Gico di Milano e dallo Scico della Gdf». Assieme «all'esecuzione delle misure cautelari sono state delegate ed eseguite decine di perquisizioni a carico di ulteriori indagati». Inoltre, la Divisione Anticrimine della Questura di Milano «ha applicato a più soggetti diversi divieti di accesso ai luoghi, ove si svolgono manifestazioni sportive», ossia dei Daspo, o «ha comunque avviato la relativa procedura nei confronti di numerose altre persone». Le indagini hanno consentito, secondo l'accusa, «di accertare l'esistenza di infiltrazioni criminali tra gli ultrà e hanno coinvolto i principali esponenti dei cosiddetti 'direttivi' delle tifoserie organizzate delle due principali squadre calcistiche milanesi».

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Perquisizioni per più di 50 ultras

Oltre alle 19 misure cautelari, tra carcere e domiciliari, firmate dal gip Domenico Santoro, sono più di 50 gli ultras delle curve di Milan ed Inter destinatari delle perquisizioni nell'inchiesta di Polizia e Gdf.

Tra le persone coinvolte, anche come destinatari di perquisizioni, nel maxi blitz figurano Gianfranco Ferdico, padre di Marco, Mauro Nepi, anche lui della curva interista, Islam Hagag della curva milanista e vicino a Christian Rosiello, bodyguard di Fedez, Francesco Lucci, fratello del capo ultrà milanista Luca, Alessandro Sticco, anche lui ultrà rossonero. E poi ancora Rosario Calabria, Antonio Trimboli, Nino Ciccarelli, storico capo ultrà interista, Domenico Bosa, Loris Grancini, capo ultrà della Juve, già con condanne alle spalle e da sempre vicino agli ambienti delle curve milanesi. Obiettivo delle perquisizioni anche Giancarlo Lombardi, detto il “barone” ex capo ultrà rossonero.

Perquisita anche la casa a Pioltello, nel Milanese, di Antonio Bellocco, l'erede dell'omonima cosca della 'ndrangheta, ucciso il 4 settembre da Andrea Beretta, capo ultrà nerazzurro.

Il patto di non belligeranza tra tifoserie

Dalle indagini che hanno portato agli arresti dei capi ultras di Milan e Inter, secondo quanto riporta l'ordinanza di custodia cautelare per 19 persone, emerge «il patto di non belligeranza fra le due tifoserie organizzate, a prima vista connesso ad una tranquilla gestione della vita di stadio ma, a ben vedere, caratterizzato da legami fra gli apicali esponenti delle curve al fine di conseguire profitto, in un contesto in cui la passione sportiva appare mero pretesto per governare sinergicamente ogni possibile introito che la passione sportiva vera, quella dei tifosi di calcio, genera».

In particolare, per quanto riguarda la Curva dell'Inter appare «un quadro fosco» nel quale «interessi di natura economica, speculazioni e condotte delittuose ascrivibili all'ordinaria dinamica degli stadi si coniugano con un fattore di recente emersione (ma già segnalato dalla relazione della Commissione Parlamentare Antimafia dell'anno 2017): le attenzioni della 'ndrangheta sul mondo del tifo organizzato».