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lunedì 12 agosto 2024 | 15:25
Cronaca

Il fatto - Catanzaro, detenuto si arrampica sul tetto del carcere per protesta. Il Sinappe: «La tensione è alta» - Notizie

La denuncia del sindacato, secondo cui è sempre più necessaria una riforma del trattamento del detenuto. Busà: «Serve il sistema premiale meritocratico»

di Redazione Cronaca

Il penitenziario di Catanzaro nuovamente teatro di azioni di protesta. Questa mattina un detenuto di origini africane si è arrampicato sul tetto dell’istituto per manifestare il suo dissenso dopo alcune incomprensioni con l’area sanitaria.A darne notizie il vice segretario regionale del Sinappe, Cristina Busà. Secondo quanto appreso, il direttore del carcere ed il comandante del reparto, unitamente ad un folto gruppo di agenti si sarebbero occupati del caso senza allertare ulteriori interventi di forze dell'ordine o soccorsi. E così dopo una lunga trattativa di mediazione il detenuto si è deciso a scendere.

Busà: «Serve il sistema premiale meritocratico»

«Non si tratta della prima azione dimostrativa di questo genere. Nell’ultimo mese – spiega Busà in una nota – è già accaduto altre volte, sempre con l’utilizzo pretestuoso di problematiche instauratesi con l’area sanitaria e, anche se l’evento è stato risolto pacificamente, non può sottacersi che la tensione rimane alta e la strumentalizzazione delle normali attività sempre più spesso viene messa in atto dalla popolazione detenuta al fine di ottenere dei benefit. Certamente necessari gli interventi strutturali – conclude il vice segretario regionale del SiNaPPe – ma ancor più necessaria appare una riforma del trattamento del detenuto. Il sistema premiale meritocratico, attraverso un insieme di processi di analisi del comportamento e strumenti, mira ad incentivare i ristretti ad avere un atteggiamento incline all’osservanza delle regole, racchiudendo in sé tecniche risolutive rispetto ad una moltitudine di comportamenti sovversivi e manipolativi, ma se applicato in modo inappropriato – chiosa la sindacalista – distorto e senza gradualità, creerà esclusivamente alterazioni dell’attività di rieducazione e di reinserimento con conseguenti accadimenti che mettono a dura prova l’operato del personale di Polizia penitenziaria».