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domenica 28 luglio 2024 | 17:32
Cronaca

La denuncia - L’acqua non è potabile, nel carcere di Vibo due detenuti appiccano un incendio “per protesta” - Notizie

Minacce al personale penitenziario e disordini nella struttura. L'amarezza del sindacato Sinappe: «Ogni pretesto è buono per devastare e aggredire»

di Redazione Cronaca

«Da giorni nel penitenziario cittadino si susseguono eventi di che minano il regolare svolgimento della vita intramuraria». La denuncia arriva dal vice segretario regionale Sinappe, Cristina Busà che spiega: «Nei giorni scorsi un’ordinanza del sindaco Romeo comunicava che la fornitura di acqua della rete idrica, a seguito di analisi effettuate dall’Arpacal (Agenzia regionale protezione ambiente Calabria), era risultata non potabile con conseguente divieto di uso a scopi umani. Da qui hanno avuto inizio le proteste che immediatamente sono state contenute con una massiccia distribuzione di confezioni di acqua». Questo però «non è bastato a fermare due detenuti di origini magrebine che, approfittando pretestuosamente della temporanea criticità, hanno cominciato a creare disordini».

Prima, riferisce il vice-segretario Busà, hanno appiccato il fuoco all’interno della cella. Una volta trasferiti in altra camera hanno tuttavia proseguito la loro opera distruttiva. E ancora: «Per qualche giorno i due si sono resi responsabili di diversi atti di ribellione e, armati di lamette, hanno continuato a proferire minacce nei confronti del personale di Polizia penitenziaria».

L’esponente Sinappe rimarca: «Ancora una volta ogni pretesto è buono per devastare, aggredire, ferire e distruggere, ancora disordini all’interno di quelle istituzioni che dovrebbero essere roccaforte di legalità e sicurezza. Più volte il sindacato ha evidenziato le difficoltà dettate dalla gestione di detenuti psichiatrici o semplicemente poco avvezzi al rispetto delle regole».

«Il nostro auspicio è che l’Amministrazione provveda nell’immediato a separare i due detenuti e ad allontanarli così come previsto dalle circolari sull’ordine e la sicurezza. Non è comprensibile che il personale di Polizia Penitenziaria, nella sola giornata di ieri, sia stato costretto a permanere in servizio per oltre 20 ore continuative e senza neanche poter consumare i pasti». Per il vice segretario Busà, «non si può più sottacere dinnanzi a situazioni del genere che quotidianamente ledono il personale di polizia penitenziaria che opera all’interno degli istituti. Il Sinappe, nel rammaricarsi dell’accaduto, esprime grande solidarietà ai colleghi e manifesta la necessità di congratularsi con loro per la professionalità e la competenza dimostrate».