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mercoledì 24 luglio 2024 | 16:10
Attualità

Stato brigante - «Con l’Autonomia differenziata vogliono rendere legale lo scippo dei fondi al Sud»: Pino Aprile smaschera lo “Spacca Italia” - Notizie

VIDEO | A Rocca di Neto lo scrittore e saggista riavvolge il filo del trattamento iniquo riservato al Meridione fin dall’Unità d’Italia: «Spesa pubblica da sempre distribuita in maniera iniqua»

di Procolo Guida

Continua il viaggio del saggista, scrittore e giornalista, Pino Aprile, nel presentare l’ultima sua opera “La brigante bambina”, un romanzo noir d’amore, sangue e libertà. Prosegue, soprattutto, l’imperterrito compito che lo storico dei “Terroni” più studiato all’estero, si è dato decenni fa nel divulgare dati oggettivi che hanno ridisegnato i tratti mistificati sul brigantaggio, e ancora di più sulla questione meridionale.

Roberto De Candia, una delle nobili anime che danno impulso al premio Caccuri, lo introduce inesorabilmente all’interno del tema caldissimo dell’Autonomia differenziata, avendo l’intuizione che soprattutto le periferie delle periferie come Rocca di Neto, possano e debbano essere ascoltate e raccontate.

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Infatti nell’aula consiliare del Comune retto dal sindaco Alfonso Dattolo ci sono altri amministratori locali e regionali con una platea numerosa, attenta e ricettiva con De Candia che rammenta, orgoglioso, di come Pino Aprile sia stato “ovviamente” animatore di tanti dibattiti e presentazioni in questi tredici anni in cui, quello che è oramai diventato uno dei premi più ambiti nella letteratura (il premio Caccuri, appunto), ha fatto innamorare innanzitutto una regione, e solo dopo un Paese intero, di un luogo senza tempo e con tanta storia: Caccuri.

E se l’Accademia dei Caccuriani, di cui De Candia è vice presidente, ha diffuso cultura facendo ritrovare riscatto morale nel buio di una Sila ancora sconosciuta, la sala consiliare di Rocca di Neto viene immediatamente animata attraverso gli stimoli di sindaci, come quelli di Santa Severina e Belvedere Spinello che, a loro volta, rimbalzano a Pino Aprile ritardi e mancati sviluppi che il saggista “imbraccia” come clave di verità occultate e puntualmente usate dai vincitori post risorgimentali che hanno usato il Sud per distrarre risorse sempre fermate al Nord: «Basterebbe rileggere Vincenzo Padula, intellettuale, prete, giornalista cosentino, antiborbonico, e pure filosabaudo - specifica Pino Aprile - che nell’invocare lo sterminio dei briganti spiegava come ci sia differenza tra briganti che usano la violenza per riempirsi la pancia e il brigantaggio che si muove attraverso azioni condivise dal popolo». Aprile rivendica come «c’erano dei veri delinquenti, ma anche tanti soldati, patrioti e della gente esasperata portata all’uso delle armi dalle angherie e dall’oppressione che subì».

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«L’autonomia differenziata di oggi è un tentativo per rendere legale e costituzionale quello che l’Italia “unitarista” ha sempre fatto - rammenta Aprile - attraverso l’inganno della spesa storica, per cui il mite Giustino Fortunato fu costretto a chiamare i responsabili porci, e Francesco Saverio Nitti smascherò all’epoca di quando fu ministro dell’Economia, documentando che la spesa pubblica era distribuita in modo assolutamente iniquo su base territoriale».  

Con la consueta capacità il saggista pugliese riproduce dati e relazioni: «Per esempio, per i fondi per le bonifiche, vennero stanziati 458 milioni dell’epoca, cioè una cifra spaventosa, superiore al Pil nazionale, che dovevano essere suddivisi così: 455 al nord e 3 al Sud; le stesse proporzioni – specifica Pino Aprile – per le scuole, per le farmacie, per le strade, così come da 10 anni si fa con i rischi sismici ancora oggi».

L’incontro si è poi concluso sullo scenario, comunque “politico” e soprattutto sociale, della storia suggerita da “La brigante bambina” l’ultimo romanzo di Aprile dove proprio uno dei periodi più controversi della nostra storia meridionale, viene raccontato attraverso episodi in cui quasi niente è comunque inventato. E proprio perché tutto si rifà a vicende reali e a, tanti, troppi fatti che ancora non sono stati raccontati, pur condizionando ancora oggi la vita di tutti gli italiani, e non solo i meridionali, la consapevolezza è che la partita dell’autonomia differenziata non possa esaudirsi in seno alle istituzioni e, nemmeno, con partite referendarie e scontri politici.