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martedì 9 luglio 2024 | 17:47
Cronaca

Inchiesta Diacono - Corruzione e diplomi falsi nel Vibonese, il pm chiede 65 rinvii a giudizio - NOMI - Notizie

L’inchiesta ha acceso i riflettori sul 'diplomificio' con centro nell'Accademia Fidia di Stefanaconi. Coinvolti anche dirigenti dell’Ufficio scolastico regionale, medici e funzionari del Miur

di Giuseppe Baglivo

Richiesta di rinvio a giudizio da parte del pm della Procura di Vibo Luca Ciro Lotoro nell’inchiesta Diacono che mira a far luce su un presunto giro di corruzione per ottenere diplomi attraverso l’accademia “Ars e Scentia” con sede a Stefanaconi. In particolare, il pm ha oggi concluso la sua requisitoria dinanzi al gup del Tribunale di Vibo, Roberta Ricotta (che ha sostituito il precedente gup Francesca Loffredo) chiedendo il processo per 65 indagati: 

Ammessi al rito abbreviato (che comporta in caso di condanna uno sconto di pena pari ad un terzo) i seguenti indagati: Mauro Borello, 34 anni di Vibo (figlio di Nadia Bax); Barbara Lamonaca, 46 anni di Roma; Antonio Gavino Oggiano, 84 anni di Sassari; Pasquale Sorrentino, 53 anni, di Scauri di Minturno (Latina); Paolo Tittozzi, 78 anni, di Casamassima (Bari).

Due le posizioni archiviate dal giudice per morte degli indagati: quella dirigente del Ministero dell’Istruzione Maurizio Piscitelli, di 57 anni di Casalnuovo di Napoli che all’epoca dei fatti – contestati dall’inchiesta condotta sul campo dai carabinieri del Nucleo investigativo di Vibo – si occupava del controllo e dell’ispezione degli istituti di formazione accreditati dal Ministero; e quella di Vito Primerano, 59 anni, di Spadola, dirigente tecnico dell'Ufficio Scolastico Regionale per la Calabria.

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Le accuse

Secondo gli investigatori si sarebbe messo in moto un vasto giro di corruzione che avrebbe portato, in cambio di denaro e altre utilità, a falsi diplomi con i quali i beneficiari partecipavano a concorsi pubblici con la finalità di un’assunzione nelle scuole. Un presunto sistema scoperto dagli inquirenti che, nel marzo del 2021, aveva portato all’arresto di dieci persone accusate, in concorso tra di loro e a vario titolo, di associazione a delinquere, corruzione, falso in atto pubblico, abuso d’ufficio e autoriciclaggio. Tra gli indagati per i quali il pm della Procura di Vibo ha chiesto il processo c’è anche la dirigente scolastica Maria Rita Calvosa, di Latina, già dirigente dell’Ufficio scolastico regionale della Calabria. 

I diplomi e i master fittizi sarebbero stati ottenuti, sempre secondo la prospettazione della Procura, senza mai frequentare i corsi; l’altro elemento emerso in fase di indagini riguarda la presunta commistione tra chi doveva controllare e che invece è diventato complice del “sistema” generando corruzione e ingenti guadagni. Il gup deciderà sulle richieste di rinvio a giudizio e sugli abbreviati nell’udienza del 10 settembre prossimo.

Il principale reato contestato è quello di associazione a delinquere. Accusa mossa a: Michele Licata, Davide Licata, Dimitri Licata, Jgor Licata, Michela Licata, Carmine Caratozzolo, Christian Piscitelli, Rossella Marzano, Domenico Califano, Patrizia Fazzari, Rosa Cilea, Pietro Amato, Antonio Gavino Oggiano, Giovanni Carbone, Domenico Carrozzo, Nunzio Pagano, Vita Lentini, Francesco Ierullo. Fra i principali indagati dell’inchiesta il preside e fondatore dell’istituto vibonese con sede a Stefanaconi, Michele Licata, unitamente ai figli Davide, Jgor e Dimitri Licata, la nipote Michela, la nuora Rossella Marzano.

Nel collegio di difesa figurano gli avvocati: Giovanni Vecchio, Bruno Vallelunga, Lucio Aragona, Tommaso Zavaglia, Giuseppe Di Renzo, Marianna Zampogna, Giuseppe Pasquino, Francesco Muzzopappa, Elisabetta Solano, Raffaele Masciari, Giuseppe Grande, Giosuè Monardo, Guido Contestabile, Nicola Carratelli