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martedì 21 maggio 2024 | 10:28
Cronaca

Le indagini - Impianti solari mai entrati in funzione in 24 ospedali calabresi: contestato danno erariale di 1,5 mln a 5 persone - NOMI - Notizie

Si tratta di due dirigenti pubblici e tre professionisti. Secondo la Procura della Corte dei Conti, i lavori sarebbero stati realizzati senza le necessarie autorizzazioni né alcun controllo successivo

di Redazione Cronaca

Uno degli impianti solari al centro delle indagini

Impianti solari termici per la produzione di calore a bassa temperatura per l’acqua calda sanitaria in 24 presidi ospedalieri delle Aziende sanitarie provinciali di Cosenza, Crotone e Vibo Valentia mai entrati in funzione, tanto da versare in stato di totale abbandono e incuria, senza che fossero eseguiti i previsti interventi manutentivi ordinari e straordinari. È quanto emerso dalle indagini eseguite dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Catanzaro e coordinate dalla Procura regionale della Corte dei Conti, che questa mattina ha notificato l’atto di citazione in giudizio per l’avvio del processo contabile nei confronti di due dirigenti pubblici e tre professionisti, ritenuti responsabili di un danno erariale stimato in circa 1,5 milioni di euro, in quanto intervenuti a vario titolo (responsabile unico del procedimento, direttore dei lavori o con altre mansioni di gestione) nell’esecuzione dell’appalto per la realizzazione degli impianti solari termici.

Nel mirino della Corte dei conti sono finiti il Rup (Responsabile unico del procedimento) dell'epoca, l'ex dirigente della Regione Antonio Capristo e il manager dell'Asp di Cosenza Nicola Buoncristiano. Assieme a loro, sono stati citati in giudizio i direttori dei lavori Nicola Errante, Annibale Parise e Giovanni Giannini.  

Secondo la contestazione avanzata, in fase progettuale si sarebbe verificato il mancato corretto dimensionamento degli impianti in rapporto alle esigenze delle strutture oggetto degli interventi e la mancanza di coordinamento con gli impianti idraulici preesistenti, non oggetto di adeguata analisi (alcuni impianti risultavano addirittura situati in zone a ridotta irradiazione solare). Nella maggior parte dei casi i lavori sono stati realizzati senza le preventive autorizzazioni e/o concessioni comunali e, quando necessario, senza le autorizzazioni previste in presenza di vincoli di tutela paesaggistico-ambientale, circostanza che ha indotto i comuni, per alcuni impianti, a comminare specifiche sanzioni e ad emettere l’ordinanza di demolizione delle opere abusivamente eseguite.

Ai cinque, spiegano gli investigatori, si contestano condotte gravemente colpose sia con riferimento alla correttezza dei progetti sia ai successivi controlli demandati alle figure tecniche chiamate a tutelare l’amministrazione pubblica nell’attuazione del programma di miglioramento energetico. La realizzazione degli impianti è stata coordinata dall’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza quale capofila e stazione appaltante, anche nell’interesse delle altre aziende sanitarie, con la collaborazione tecnico-amministrativa di un consorzio appositamente costituito, con compiti anche di vigilanza e di coordinamento. Il danno contestato è pari al contributo che era stato erogato dal ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (oggi Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica) per la realizzazione degli impianti, nell’ambito di un programma di energia termica rinnovabile per le aziende sanitarie.

Gli atti di citazione in giudizio sono stati emessi dopo la notifica ai presunti responsabili degli inviti a dedurre, con possibilità di produrre all’autorità giudiziaria contabile apposite osservazioni difensive, opportunamente vagliate. L’azione intrapresa dalla Procura contabile, con la collaborazione della Guardia di Finanza, si inserisce nell’ambito della più ampia attività di verifica dei pubblici appalti, finalizzata ad evitare che il dispendio di risorse si rifletta sulla qualità generale dei servizi pubblici resi alla collettività.