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lunedì 20 maggio 2024 | 17:20
Cronaca

Rinascita Scott - Pietro Giamborino assolto, ma scatta la censura morale dei giudici: «Condotte torbide e allarmanti» - Notizie

Le motivazioni della sentenza certificano che sul conto dell’ex consigliere regionale non sono emerse prove che dimostrano la sua affiliazione alla ‘ndrangheta, solo indizi che lo qualificano come politico «della zona grigia»  

di Marco Cribari

Pietro Giamborino

Pietro Giamborino è «verosimilmente un politico che fa parte della zona grigia», ma durante il processo Rinascita Scott non sono emersi elementi concreti per poterlo condannare, se non a una pena irrisoria – un anno e sei mesi - per un reato secondario come il traffico di influenze. Le motivazioni della sentenza che assolve l’ex consigliere regionale vibonese dall’accusa di associazione mafiosa, fanno registrare, nella parte che lo riguarda, una coda impietosa.

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Al giudizio di colpevolezza, escluso con formula dubitativa – la vecchia «insufficienza di prove» - il collegio sopperisce, infatti, con una condanna morale di quello che, dopo Giancarlo Pittelli, era l’imputato “eccellente” del processo. Non a caso, la Dda avrebbe preferito punirlo con vent’anni di carcere, ritenendolo portatore di una mafiosità per certi versi genetica: mafiosi erano il padre i gli zii, mafiosi sono i cugini, mafioso è anche lui. 

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In tal senso, gli indizi facevano leva soprattutto sulle dichiarazioni dei pentiti Raffaele Moscato e Andrea Mantella, secondo i quali, in passato, Giamborino era stato parte integrante della locale di ‘ndrangheta di Piscopio da cui s’era poi distaccato per non compromettere la sua carriera politica. Nel tempo, però, avrebbe continuato a interagire con il suo vecchio ambiente di riferimento in termini di scambio di voti e di favori.Clicca qui per continuare a leggere su Il Vibonese