Sezioni
Edizioni locali
Blog
lunedì 13 maggio 2024 | 18:27
Cronaca

La requisitoria - «Adduci ha attirato Scorza nella trappola dei killer». La Dda chiede 24 anni di carcere per l’agricoltore di Cassano Ionio - Notizie

La requisitoria del pm Riello in Corte d'Assise ricostruisce le fasi del delitto: «Vittima attirata nel podere dell'imputato». La difesa ribalta l'accusa: «Processo indiziario, la strage è avvenuta altrove»

di Antonio Alizzi

La scena del delitto Scorza

La Dda di Catanzaro, rappresentata dal pubblico ministero antimafia Alessandro Riello, ha invocato 24 anni di carcere per Francesco Adduci, l'agricoltore di Cassano Ionio ritenuto concorrente nel duplice omicidio di Maurizio Scorza e della sua fidanzata, "Elena" Hedli. I due sono stati uccisi il 4 aprile del 2022 da due killer allo stato ignoti. il magistrato ha chiesto il riconoscimento delle attenuanti generiche per l'imputato ma ha richiesto inoltre la trasmissione degli atti in procura per falsa testimonianza nei confronti della figlia di Adduci.

Il due di coppe

Tanti i temi affrontati e illustrati dalla pubblica accusa nel corso della requisitoria. Dalla telefonata fatta da Adduci a Scorza, che per il magistrato Riello costituirebbe l'alibi. Il pm antimafia ha quindi ricostruito l'inchiesta, aggiungendo anche il fatto che il ritrovamento del due di coppe nell'auto rappresenta lo scenario in cui è maturato il duplice delitto. E qui è arrivato il parallelismo indiretto con il triplice omicidio di Cassano, dove nel gennaio del 2014 persero la vita Giuseppe Iannicelli junior, il nipotino "Cocò" e la fidanzata marocchina del principale bersaglio degli assassini. In quella circostanza gli investigatori trovarono invece una moneta da 50 centesimi, come a dire "Questo vali, questo conti".

Leggi anche

Scorza porta "Elena" come scudo

Per il magistrato Riello, il piano dei killer sarebbe cambiato nel momento in cui nel podere di Adduci, Scorza è arrivato con la fidanzata, utilizzata come uno scudo (vedi "Cocò"). Per la pubblica accusa, si è trattato di un tentativo (poi fallito) di evitare una fine tragica. I due giustizieri hanno impegnato di conseguenza qualche altro minuto del loro tempo per eseguire la strage. A quel punto, le due vittime sono state eliminate una dietro l'altra. Poi la fase dell'abbandono si spiega con il fatto che la Jeep, al cui interno c'erano gli esecutori materiali, ha incontrato l'auto della polizia municipale. Altrimenti, ha spiegato il pm Riello, le modalità sarebbero state ancora più cruente: bruciare l'auto al cui interno c'erano i corpi.

Adduci sapeva delle finalità omicidiarie

La pubblica accusa ha sostenuto che i killer non hanno ucciso Adduci perché erano certi del suo silenzio nonostante manchi la prova della concertazione. «Non mi possono venire a dire che Adduci non sapesse che quella convocazione fosse finalizzata a commettere l'omicidio. Se fosse così avrebbero ucciso anche lui, un testimone scomodo, ed invece viene mantenuto indenne da conseguenze». Secondo il magistrato Riello, Adduci era pronto a tutto meno alla circostanza che la vittima fosse accompagnata da un'altra persona, la moglie.

Nel podere sono stati trovati oltre 100 frammenti di vetri, di cui 93 dell'auto di Scorza, ha affermato Riello, il quale ha evidenziato che gli elementi repertati sono stati rinvenuti in prossimità di un avvallamento che fuoriesce dalla proprietà dell'imputato. Solo uno, tuttavia, è stato rinvenuto a 30 metri di distanza dalla stalla. «Si è preoccupato di bonificare tutto, ma un vetro gli è sfuggito. E il fatto che sia uno significa che la zona è stata pulita, in quanto il giubbino di Scorza pochi attimi dopo l'omicidio è stato girato al contrario per evitare che il sangue cadesse a terra».

Leggi anche

Le consulenze (secondo l'accusa)

Altro segmento della requisitoria, le consulenze balistiche e scientifiche. Riello non ha dubbi sul fatto che l'omicidio di Scorza sia avvenuto qualche minuto prima della telefonata tra la sorella e la cognata, registrata alle 18.17,30, momento in cui la stretta congiunta di Maurizio Scorza sente forti rumori simili a degli spari e le urla di "Elena". Il che dimostrerebbe che uno dei due assassini aveva esploso i primi proiettili contro la tunisina, verso la quale la cognata aveva provato a fare un'altra telefonata, in seguito anche al fratello, senza avere alcuna risposta. Ed ancora sulle tracce: il sangue rinvenuto sul sediolino del conducente è della donna (uccisa con 12 colpi andati a segno) accasciata in quel punto a seguito del decesso. Poi l'Hedli è stata inginocchiata e nascosta per permettere al killer-autista di disfarsi dei corpi, ha sottolineato l'accusa.

L'interesse processuale della 'ndrangheta

Il pm Riello ha ribadito che le tracce ematiche miste (uomo-donna) sul volante della macchina di grossa cilindrata si giustifichino con il fatto che l'assassino di Scorza (colpito a freddo da due proiettili) ha prima trascinato il cadavere nel portabagagli e poi si è messo alla guida della Mercedes, passata davanti alle telecamere della villa situata lungo il tragitto alle 18.24. Infine, ma non meno importante, il passaggio relativo al video mostrato dalla difesa. In particolare, il pm ha depositato le foto dove si vede che la macchia di sangue, nel momento in cui avvengono i primi rilievi, non c'è. E questo spiega, confermando la dichiarazione del militare dell'Arma, che la traccia ematica viene rinvenuta in quel punto, perché i carabinieri avevano appoggiato l'agnello sull'asfalto.

In conclusione, i clan della zona starebbero mostrando interesse per questo procedimento penale. «La 'ndrangheta della Sibaritide è attenta all'esito processuale per vedere se è stato compiuto o meno il delitto perfetto. Se così fosse, continuerebbe ad utilizzare le stesse modalità, come la storia ci insegna».

Leggi anche

Parola alla difesa

Completata la requisitoria, la Corte d'Assise ha dato la parola all'avvocato Cesare Badolato per la prima delle due discussioni difensive. L'altra si svolgerà domani mattina. Rispetto ad altri procedimenti per omicidio, il penalista cosentino ha evidenziato che nel caso in esame siamo di fronte a un processo indiziario. Badolato, inoltre, ha parlato di novità processuali della difesa che in versione "Perry Mason", ha fornito il suo contributo offrendo le prove della non colpevolezza dell'imputato. Un tema dibattuto di recente dallo stesso avvocato penalista in un convegno dal titolo "Difendersi provando", al quale hanno partecipato i magistrati Biagio Politano e Corrado Cubellotti, rispettivamente gip/gup del tribunale di Castrovillari e pm antimafia di Catanzaro.

«Scorza sta 21 minuti nel podere di Adduci»

Tornando all'intervento, il difensore di Francesco Adduci ha cercato di smentire la linea accusatoria, partendo dalla telefonata tra Adduci e Scorza, avvenuta alle 17.33. «L'imputato ha ammesso questa circostanza senza essere a conoscenza che la vittima fosse intercettata» spiegando inoltre che Scorza sarebbe arrivato nel podere dell'agricoltore di Cassano tra le 17.46 e 17.50. Qui secondo Badolato entra in gioco la prima tempistica, ovvero che Adduci abbia dato a Scorza l'agnello e il tutto si sarebbe svolto in due, massimo cinque minuti. «Già due minuti sono tanti», ha detto il penalista.

«La telefonata tra la donna uccisa e la sorella di Scorza è stata registrata alle 18.16, cosa ha fatto Scorza in 21 minuti nella proprietà di Adduci? Ha atteso i killer?» si è domandato l'avvocato. Sulla conversazione tra la sorella del "Cacaglio" e la fidanzata tunisina, il penalista non ha dubbi: «Aveva detto che stavano andando a Villapiana e non ci sono dubbi su questo, anche perché Hedli conosceva bene la zona e guidava spesso l'auto del marito».

Leggi anche

Lo squarcio non c'è

Secondo l'avvocato Badolato non c'è il movente né remoto (che fa agire gli esecutori e i mandanti) né diretto (riferito all'imputato di oggi). Manca dal suo punto di vista anche la cosiddetta prova a specchio e ha ribadito che Adduci è lontano da ambienti criminali, non avendo collegamenti con nessuno. Poi, la discussione si è spostata sugli aspetti scientifici. «Sono gli stessi Ris - rivolgendosi alla Corte - che ci danno una risposta adeguata sul fatto che lo squarcio non si vede, ma come fa a non vedersi», riferendosi all'accusa, «se sappiamo con certezza che la lamiera è di colore chiaro?» ha aggiunto.

Su questo aspetto vengono in soccorso della difesa, i bollini gialli e bianchi che «sono gli unici che si vedono a tutte le velocità di andatura dell'auto nonostante le differenti dimensioni. Se lo squarcio ci fosse stato al passaggio dell'auto sotto le telecamere senza dubbio si sarebbe visto, è più grande del bollino, giallo o bianco che sia». Il penalista ha pure espresso perplessità sul fatto che la strada ripresa dalle telecamere di videosorveglianza non sia quella che avrebbero percorso i killer e gli agenti della polizia municipale di Castrovillari.

Il finestrino rotto

Questo è servito per affermare che gli agenti municipali della città del Pollino, qualora avessero incrociato l'auto di Scorza, si sarebbero accorti del finestrino rotto che nel momento in cui viene ripreso dalle telecamere, secondo la difesa, è ancora integro. Badolato, nella parte finale della discussione, ha contestato anche la risposta data dal teste di pg, secondo cui la traccia ematica che si vede nel servizio è dell'agnello: «Non abbiamo certezza di ciò, in quanto non è stata fatta alcuna analisi sul sangue».

L'avvocato Badolato, approfondendo il tema della consulenza scientifica, ha ribaltato l'assunto secondo cui il finestrino era rotto: «Sono gli stessi Ris che dicono che non si può dire se fosse davvero rotto o meno», evidenziando che il «brigadiere dice che dopo ore il cadavere di Scorza ancora perdeva sangue, non è vero. Questa versione contrasta con la scienza. Dopo 30 minuti la circolazione si arresta».

Vetri indistinguibili

Il difensore di Adduci ha pure contestato le modalità d'indagine: «È incredibile che i reperti non siano stati sequestrati la sera stessa, ma lasciati lì per qualche giorno» e infine la stoccata sui vetri: «Indistinguibili? Non significa nulla. Se voglio scrivere che sono uguali o simili, scrivo così. Indistinguibili significa che uno vale l'altro», ovvero che non può essere percepito chiaramente. «Sapete quali sono le auto che montano gli stessi vetri della Mercedes? Porsche, Bmw, Audi, Seat, basta fare una ricerca su Google».

Infine, la presunta inimicizia tra l'imputato e Scorza: «Davvero pensate che fosse così? E allora perché va a prendere l'agnello?» si è domandato l'avvocato Badolato guardando i giudici togati, Paola Lucente e Marco Bilotta, e quelli popolari. «La certezza indiziaria dunque non c'è ed è per questo che Adduci deve essere assolto per non aver commesso il fatto». Domani discussione dell'avvocato Giancarlo Greco e sentenza.