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lunedì 6 maggio 2024 | 11:15
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L’intervista - «Così curiamo il cancro»: la ricercatrice calabrese Sandra Misale ospite a “Che tempo che fa” - Notizie

La prof della Johns Hopkins University di Baltimora è originaria di Palmi e ieri sera ha preso parte alla trasmissione condotta da Fabio Fazio: «Questo farmaco è in grado di contrastare il 30% di tutti i tumori»

di Giampaolo Cristofaro

«Dieci anni fa è avvenuta la rivoluzione. C’è stata la prima forma di questo farmaco. Poi in questi dieci anni è esploso e questo gene mutato ora è in grado di contrastare il 30% di tutti i tumori». Questo solo un estratto della lunga intervista a Sandra Misale, ricercatrice originaria di Palmi, che ieri sera ha preso parte a ”Che tempo che fa” da Fabio Fazio su Nove.

È assistant professor alla Johns Hopkins University di Baltimora dove ha fondato il Misale Lab. A lei e ad altri suoi colleghi scienziati si deve la scoperta di un inibitore del Kras, uno dei geni mutati più comuni nei tumori umani, come il cancro ai polmoni, al colon-retto e al pancreas. Un gene considerato incurabile per decenni, fino al recente sviluppo di una nuova classe di inibitori covalenti.

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Un cervello in fuga insomma che con il suo lavoro cerca giornalmente di trovare una soluzione a un annoso problema ottenendo risultati di alto livello. In una intervista rilasciata al nostro network aveva dichiarato: «Cerco di tornare a casa il più spesso possibile. Ho un bellissimo rapporto con la mia terra. La mia famiglia è a Palmi e quando posso torno sempre con piacere perché mi manca molto casa».

«Ho un ricordo della scuola molto bello. Ho frequentato il liceo linguistico di Palmi che è sperimentale quindi, oltre le lingue, abbiamo lavorato molto in ambito matematico e scientifico. Quel tipo di studio è stata la chiave per le mie scelte successive – dichiarava qualche anno fa Misale -. Ancora oggi, nonostante la distanza, sento quasi giornalmente le mie compagne del liceo e questo rapporto è molto bello soprattutto per chi come me vive lontano da casa. Sembrano sciocchezze ma avere la foto del panorama o del nostro cibo mi consente di sentirmi più vicina. Il calore umano calabrese è quello che mi manca davvero qui a New York».