VIDEO | Una mattinata con il selecontrollore, figura che su autorizzazione dell'ente può abbattere fuori dai periodi di caccia vista l'emergenza che tiene sotto scacco agricoltori e interi paesi
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È un cacciatore ma è anche un volontario. Figura assai inconsueta tra fucili e cartucce quella del selecontrollore che, introdotta dalla Regione, si affida in gran parte a loro per tamponare l’emergenza cinghiali. Sono formati e autorizzati.
Possono sparare anche fuori dal periodo della caccia autorizzata – che quest’anno in Calabria va dal 3 ottobre al 31 dicembre – e possono appostarsi solo in determinate ore del giorno, rinunciando a usare i supporti che le squadre di cinghialai normalmente hanno. Non possono usare cani, piazzare trappole, e non possono agire in gruppo, i selecontrollori se abbattono un cinghiale devono fotografare il capo e avvisare il veterinario che autorizzerà non la vendita ma il consumo. L’animale ucciso è di proprietà dello Stato ma in deroga, grazie ad un regolamento licenziato dalla Regione, a quel punto rimane al cacciatore.
Luciano Piperno è uno dei selecontrollori autorizzati e lo abbiamo seguito mentre, staccandosi dalla sua squadra di Vazzano, si apposta in un luogo in cui ha visto le tracce di un cinghiale, carica la sua carabina con una cartuccia 30/06 e spara. Il cinghiale è comunque un marcatore del microclima, ma anche del paesaggio calabrese. Un paradosso che racconta di paesi spopolati e città più malridotte, e per questo più invase da insoliti predatori