Una ferita ancora aperta sulla pelle della città. In ventiquattro mesi l’iter burocratico si è arenato più volte lasciando nella disperazione quanti avevano investito qui
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Settecentotrenta giorni. Due anni esatti. Tanto è passato dalla notte tra il 6 e 7 gennaio del 2017, quando il Burian, il vento siberiano che imperversava sulla penisola, colpì anche Tropea provocando una mareggiata violentissima che devastò il lungomare nella zona sud del paese, il tratto di Marina del Convento, e risucchiò gli stabilimenti balneari che vi sorgevano. Ma quella sfuriata della natura non provocò solo danni materiali: si portò via il futuro delle famiglie che in quei lidi avevano investito, riversandolo sulla spiaggia come i pezzi di un puzzle da ricostruire.
Quel giorno verrà ricordato per molto tempo dalla città. E, se la memoria non fosse sufficiente, basterebbe fare una passeggiata su quei luoghi per imbattersi in un souvenir imperituro: le macerie sono ancora là, transennate con new jersey e nastro arancione a testimoniare che qui i tempi si dilatano per ogni questione, anche le più urgenti, anche quelle che dovrebbero portare pane e vita a padri di famiglia e reputazione a un centro che si candida a essere capitale delle vacanze calabresi.
Da allora, da quella notte di gelo e lacrime, sono passate due estati, migliaia di turisti e una ventina di determine, ordinanze e delibere dei commissari alla guida del paese fino allo scorso ottobre che hanno seguito un iter burocratico pachidermico, lasciando la città mutilata, priva di un arto fondamentale se si considera che i lidi in città si possono quasi contare sulle dita di due mani. Nella recente conferenza stampa di fine anno, il neo sindaco Macrì ha annunciato l’imminente avvio dei lavori per il ripristino del tratto in questione. All’opera dovrebbero seguire anche interventi in mare per combattere l’erosione costiera, favorire il ripascimento della spiaggia ed evitare che quanto ricostruito possa durare il tempo di una nuova mareggiata.
La città resta quindi in attesa di rivedere la Marina del Convento risplendere come un tempo, quando la spiaggia si estendeva a perdita d’occhio e i sacrifici degli imprenditori che qui avevano investito trovavano un senso. Non resta che pazientare ancora, senza lasciare all’oblio ciò che è stato per due lunghissimi anni: che valga da monito per una città che dal mare trae vita.