«Sono sempre più evidenti le contraddizioni delle autorizzazioni alle trivellazioni nel nostro mare e che mettono a nudo decisioni assunte a prescindere della legittimità e del buon senso». È quanto afferma la portavoce al Parlamento europeo, Laura Ferrara, all’indomani della terza tappa calabrese del tour itinerante “Giù le mani dal nostro mare”, nella città di Crotone. «Il Ministero dell’Economia e dello Sviluppo rispetti la Convenzione di Aarhus, concedendo ai cittadini la possibilità di essere informati, interpellati e che il loro giudizio sia preso nella giusta considerazione. La partecipazione del pubblico non può considerasi esaurita con un mero atto formale di richiesta di parere agli enti locali, i quali, peraltro, quasi nella totalità (solo due Comuni non si sono pronunciati), hanno chiaramente espresso parere contrario alle trivellazione lungo le coste di competenza. Parere assolutamente ignorato in piena violazione della convenzione di Aahrus che prevede ben altro. Questo Governo, - afferma la Ferrara - troppo attento agli interessi delle lobby e poco a quelli dei cittadini, dimentica evidentemente che l’Italia ha aderito alla Convenzione che prevede che i cittadini prendano parte all'iter decisionale».


La Commissione Europea, in risposta ad un’interrogazione presentata dalla portavoce del Movimento 5 Stelle ha convenuto che “la direttiva 2013/30 sulla sicurezza delle operazioni in mare nel settore degli idrocarburi accorda una grande importanza alla partecipazione del pubblico riguardo ai possibili effetti sull'ambiente, in linea con l'articolo 6 della convenzione di Aarhus. Per quanto riguarda la partecipazione del pubblico alle decisioni relative agli impianti in mare nel settore degli idrocarburi la suddetta direttiva è d'applicazione. Per rispettare la direttiva gli Stati membri mettono in vigore le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative entro il 19 luglio 2015, tenendo anche conto delle disposizioni dell'articolo 5”.


«L'espediente per aggirare queste disposizioni, così come altre – prosegue l'eurodeputata calabrese - è giuridicamente rozzo ed offensivo per l’intelligenza dei cittadini. Infatti il permesso di ricerca DR74AP è situato a 4 km dalla costa e la perforazione sarà effettuata a partire dalla terraferma per cui la ricerca esulerebbe dal campo di applicazione della direttiva sulla sicurezza delle operazioni in mare. Una mossa strategica tanto ridicola quanto paradossale, e lo evidenzia lo stesso atteggiamento del Ministero, il quale da un lato tenta di sfuggire alle norme sulla sicurezza in mare e dall’altro però chiede il parere della Capitaneria di Porto, la quale a sua volta detta anche una serie di prescrizioni ed interessa il Comando in Capo del Dipartimento Marittimo, “attesa la rilevanza che l’area di mare in parola riveste sotto il profilo militare per l’attività che le unità della Marina Militare Italiana ivi svolgono”.


Continueremo a mettere a nudo le molteplici contraddizioni e paradossi di una decisione presa non certo per il bene comune intanto esorto pubblicamente tutte le amministrazioni comunali, non solo calabresi, che potrebbero vedersi deturpate le proprie coste dagli impianti di trivellazione, a valutare urgentemente e molto seriamente la possibilità di ricorrere alla commissione ad hoc prevista dalla convenzione di Aahrus (Aarhus Convention Compliance Committee)".