«La Valle del Crati, al pari di gran parte della Calabria è pervasa da faglie attive e recenti con elevato potenziale sismogenetico». Il monito arriva dal capo della Protezione civile, Carlo Tansi. Un ennesimo richiamo alla consapevolezza del rischio sismico dopo il terremoto che il 24 agosto ha colpito le regioni del Centro Italia causando 296 morti. Popolazioni che da quel giorno, dopo la grande scossa del sesto grado della scala Richter che ha raso al suolo Amatrice, non hanno mai trascorso un giorno senza scosse.

E’ bene ricordare che l’intero territorio nazionale, quindi anche e soprattutto la nostra regione, è considerato a pericolosità sismica molto alta, ad vulnerabilità altissima, con una marcata fragilità del patrimonio edilizio. Tansi spiega perché. Mentre recentemente la regione Calabria ha avviato la mappatura degli edifici, che richiederà tempo per essere completata e sarà molto complessa da portare a termine, è bene ricordare che la Calabria è la patria dell’abusivismo, con 140.000 edifici non a norma, inesistenti per l’Agenzia delle entrate.

 

Mettere in sicurezza un patrimonio immobiliare costruito senza il rispetto delle norme rappresenta un impegno economico difficilmente affrontabile. Ma in caso di sisma, questi, sarebbero i primi edifici a sbriciolarsi.

 

Altro discorso - ricorda Tansi- sono le numerosissime case realizzate durante gli anni del boom edilizio degli anni 60-70, prima dei grandi terremoti che hanno acceso l’attenzione sul tema, ma soprattutto in anni precedenti alla normativa in materia che ha cambiato il modo di costruire. Diventato più consapevole, ma non ancora sufficiente a mettere al sicuro la popolazione in caso di sisma.