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Il si arriva dal Consiglio dei ministro. Il referendum sulle trivelle si farà ma non verrà accorpato alle amministrative. Il 17 aprile gli italiani saranno chiamati a decidere sull’unico quesito referendario ammesso dalla Consulta, ossia se abrogare o meno la norma delle legge di stabilità che prevede che le concessioni già rilasciate durino finché dura il giacimento.
Niente «election day» per il referendum, dunque, dato che la consultazione non si svolgerà in contemporanea al primo turno delle prossime amministrative.
Una decisione quella del governo che proprio non è andata giù ai molti per ovvi motivi. Accorpare data del referendum con quella del primo turno delle amministrative significherebbe, infatti, non solo risparmiare 300 milioni di euro ma anche agevolare la partecipazione dei cittadini alla consultazione
Per questo mercoledì mattina davanti a Montecitorio si è svolto un sit-in di Legambiente, altre associazioni ambientaliste e diversi comitati e rappresentanti della società civile, che hanno chiesto al governo coerenza con la spending review, e quindi l’accorpamento del referendum con le amministrative, proprio per risparmiare soldi. Il coordinamento nazionale No Triv aveva anche proposto di fissarlo al 6 giugno. “Il governo è rimasto sordo agli appelli di tutte le associazioni ambientaliste e ha tirato dritto per la sua strada - commentano a caldo i parlamentari delle commissioni Ambiente e Attività produttive del M5S. Si voterà il 17 aprile per il referendum su alcune trivellazioni offshore e non insieme alle amministrative, in un election day che avrebbe tra l’altro fatto risparmiare centinaia di milioni di euro ai cittadini”.