Si fa presto a dire “Mesima inquinato”. In questo caso si scopre che il grande “imputato” per l’inquinamento della costa al confine tra le province di Reggio e Vibo, uno dei corsi d’acqua più degradati in Calabria, non c’entra nulla.

La Città metropolitana guidata da Giuseppe Falcomatà, infatti, ha autorizzato il Comune di Rosarno, di cui è sindaco Giuseppe Idà, a scaricare le fogne del quartiere Zipponi dentro il fosso Vena. È stato creato un impianto che in gergo si chiama “sfioratore di piena”, in pratica una valvola che una volta aperta fa immettere i liquami nel torrente che, attraverso un lungo percorso tra le case e la campagna rosarnese, arriva alla foce del Mesima.

 

Ma gli enti, che hanno pensato a questa soluzione come un “intervento straordinario” – autorizzato per 4 anni, però – ad un certo punto si sono accorti che l’opera era inquinante e hanno dato vita, dopo 3 mesi, ad un clamoroso dietrofront.
«Lo sfioratore ora l’abbiamo chiuso – afferma il dirigente comunale Domenica Corigliano – Dopo aver fatto delle analisi delle acque, abbiamo messo dentro la tubatura un palloncino che impedisce ai liquami di raggiungere il fosso». Solo che ormai la “frittata” è fatta, ed è lo stesso funzionario del Comune di Rosarno a spiegare il perché. «Ci siamo accorti – prosegue – che qualcuno aveva manomesso l’impianto e l’abbiamo denunciato ai carabinieri». La manomissione passata e, forse, quella futura. Perché la stessa Corigliano non esclude che qualcuno possa aprire la valvola in ogni momento.

 

«Si tratta di un quartiere – aggiunge – costruito in larga parte in maniera abusiva”, dove vi è un problema di dislivello che danneggia i residenti che in passato si sono visti entrare le fogne in casa. A partire dalla autorizzazione originaria dell’ex Provincia, è nata quindi una lotta, un braccio di ferro, intorno al palloncino che ostruisce lo sfioratore. “Se qualcuno lo toglie, noi il giorno dopo lo rimettiamo», conclude Corigliano.