Il sodalizio dopo il disastro ambientale registrato nel sito del Cosentino: «Bisogna attivare immediatamente un piano per il recupero totale del percolato»
Tutti gli articoli di Ambiente
PHOTO
«Sulla gestione dei rifiuti la Regione Calabria deve invertire la rotta a partire dalla discarica di Scala Coeli dove nei giorni scorsi una grandissima quantità di percolato, per cause ancora da chiarire, si è riversato nel torrente Patia dove è rimasto confinato con argini e che, ad oggi, è stato rimosso solo parzialmente». Lo scrive Legambiente Calabria in una nota stampa.
«Quanto accaduto - si legge ancora - sta dimostrando a tutti le conseguenze ambientali dei comportamenti errati e degli allarmi inascoltati di Legambiente. Si è svolta proprio ieri una manifestazione a cui hanno partecipato molti cittadini del basso ionio cosentino e dell'alto crotonese, insieme a molte associazioni del territorio, sindacati di categoria, rappresentanti politici ed assessori comunali e regionali, per chiedere a tutte le Autorità ed Istituzioni competenti un urgente intervento, più incisivo di quello in atto, in merito alla grave situazione in cui ancora versa il terreno Patia, affluente del fiume Nicà, e la chiusura della discarica. Nella stessa giornata la Regione Calabria ha convocato i sindaci del territorio intorno ad un tavolo tecnico per parlare dell'emergenza nella Valle del Nicà».
La protesta | Discarica di Scala Coeli, in centinaia sulla statale 106 per chiederne la chiusura
Legambiente chiede «di attivare immediatamente un piano per il recupero totale del percolato e la bonifica dell'intera area nonché la nomina di un commissario tecnico che stabilisca le modalità per evitare l’aggravarsi della situazione, di monitorare nel tempo le acque ed il suolo, di valutare i danni, di accertare le cause e chiudere definitivamente la discarica. In attesa dell’esito delle indagini e delle verifiche tecniche, inoltre, si chiede la rimozione di tutti i rifiuti ancora abbancati nella discarica dinnanzi alla probabilità che la causa dell’accaduto sia riconducibile al telo in polietilene presente nella stessa con conseguente possibilità di ulteriori danni collegati anche al verificarsi di eventi meteorologici nella zona. Al riguardo, occorrerà -secondo Legambiente- verificare le prove di collaudo eseguite per mettere in esercizio l’impianto come le prove sui teli e sulla barriera d’argilla. A due settimane di distanza dal disastro ancora non c’è, infatti, alcuna certezza sulle modalità e sulla tempistica della bonifica, né sulle effettive cause del gravissimo sversamento di percolato dall’impianto di smaltimento di proprietà della Bieco s.r.l. nel torrente Patia/Cacciadebiti, affluente del fiume Nicà».
Incubo percolato | Il disastro di Scala Coeli viene da lontano: la storia (e le falle) dell’ampliamento del 600% della discarica
«Il grave incidente che si è verificato rappresenta una grave minaccia, per l'ambiente, le acque, la terra il mare, le falde, per l'economia dei nostri territori che vivono di agricoltura, zootecnia e turismo, ma soprattutto per la salute di tutti i cittadini e per il futuro delle giovani generazioni. La gente del territorio attende risposte ed interventi concreti ed immediati. Alla Regione Calabria, in persona del suo presidente, - si legge infine -chiediamo chiarezza e tempestività dell’azione per tutelare in tutti i modi possibili l’ecosistema di una terra che amiamo e che deve essere protetta dai predatori di futuro».