«La disinvoltura con cui l’attuale maggioranza si fa gioco delle più elementari regole di correttezza istituzionale, ci lascia ogni giorno di più senza parole».
Cosi i capigruppo Domenico Bevacqua (Pd), Pippo Callipo (Io resto in Calabria), Giuseppe Aieta (Democratici progressisti) e Francesco Pitaro (Grippo misto), commentano la decisione del presidente del Consiglio regionale, Domenico Tallini, di «accogliere la richiesta avanzata dalla Presidente Santelli di dedicare un’intera prossima seduta consiliare all’approvazione del Programma di Governo e al relativo dibattito». In altre parole, il programma di governo non verrà esposto nel corso della seduta di lunedì 27 aprile e salta così il primo punto all’ordine, quello relativo alle comunicazioni del presidente della Giunta.

 

«La presidente Santelli – incalza l’opposizione - avrebbe dovuto esporre le sue linee programmatiche, per come prescritto dalle norme statutarie. Si tratta del punto richiesto da tutta la minoranza in conferenza dei Capigruppo e, dopo lunga discussione, approvato all’unanimità. Ben sapendo che l’ordine del giorno sarebbe stato gravato da punti fondamentali per il prosieguo della legislatura nei rapporti fra maggioranza e minoranza, avevamo proposto proprio quella trattazione separata che ci è stata rifiuta e che oggi ci viene imposta non per l’importanza dei punti in questione ma soltanto per beghe tutte interne alla maggioranza. Quella maggioranza rispetto alla quale la Presidente Santelli sa benissimo che, se non dà ad ognuno la pretesa postazione di prestigio, non può nemmeno essere sicura che, presentando il Programma, le venga approvato».

 

Secondo la minoranza consiliare, dunque, Santelli starebbe eludendo dal confronto a causa delle tensioni che ancora scuotono la sua maggioranza.
«Ci dispiace molto che a prestarsi a questa operazione sia proprio il presidente del Consiglio – concludono -, il quale dovrebbe essere organo di garanzia per la funzione dei capigruppo, per tutti i componenti l’Assemblea Legislativa e, prima ancora, per sé stesso, per le prerogative di indipendenza e imparzialità che pertengono al suo ruolo e della funzione dei capigruppo».