Con ordinanza del 27 aprile scorso il Tribunale civile di Catanzaro, accogliendo la tesi degli avvocati Francesco Cristiani e Dario Bergamo, ha riconosciuto in capo alla società "I Gabbiani srl" il diritto di continuare ad esercitare la propria attività nella Grotta del Prete, che sorge nella spiaggia di San Nicola Arcella in località Arcomagno. L'occupazione dell'area era stata fortemente contestata dagli ambientalisti di Italia Nostra, mentre lo sgombero era stato ordinato a settembre scorso dal sindaco Barbara Mele, dopo che il parere dell'avvocatura di Stato, alla quale si era rivolta l'Agenzia del Demanio, indicava l'area come "demanio pubblico" e pertanto non poteva essere occupata o gestita da società privata. Oggi invece il tribunale catanzarese dà ragione ai legali Cantisani e Bergamo.

Le divergenze con Italia Nostra

Secondo i responsabili della società si tratterebbe di un provvedimento importante, che annulla una ordinanza nata «dall'erroneo presupposto che la Grotta in questione appartenesse al demanio marittimo» e invece la società «legittimamente ne esercita la proprietà, da oltre un ventennio, in virtù di un contratto pubblico» Ed ancora: «La rilevanza della pronuncia in questione è data da ultimo anche dal clamore mediatico suscitato, nei mesi scorsi, che un’associazione ambientalista, “Italia Nostra”, attiva nel territorio, in maniera quantomeno affrettata, aveva ingiustamente espresso il proprio sdegno e disappunto nei confronti di un diritto legittimamente esercitato da parte dei proprietari, mettendo in atto una vera e propria campagna denigratoria».

Ordine illegittimo

Con l'ordinanza del Comune di San Nicola Arcella si disponeva, fra l’altro, lo sgombero e il completo ripristino dello stato dei luoghi. Ma alla luce dell'atto prodotto dal tribunale civile di Catanzaro la situazione cambia. La tesi prospettata dalla società “I gabbiani” e dai suoi legali, infatti, «ha fatto leva, in primo luogo, sulla mancanza assoluta di potere da parte del Comune di San Nicola Arcella che aveva emanato l’ordine di sgombero, rilevando che la Grotta in questione è oggetto di un diritto di proprietà in capo ai privati e, pertanto, l’amministrazione non è in grado di intimare alcun ordine di rilascio».