«Che credibilità possono avere le classi dirigenti di una regione che vanta un prestigioso patrimonio ambientale, se si consente l'utilizzo di discariche come quelle di Celico e San Giovanni in Fiore accanto al Parco della Sila o di aggiungere più di 200 mila metri cubi nella discarica di Lamezia Terme in prossimità dell'Aeroporto internazionale e in un'area che la stessa Regione definisce Distretto agroalimentare di qualità?» È la domanda che pone il consigliere regionale Francesco Pitaro (G.misto).

 

«L'ordinanza della presidente della Regione del 20 maggio - prosegue Pitaro - è, purtroppo, in continuità con il passato e, insistendo nella logica delle discariche, anziché prendere le mosse dalle indicazioni vincolanti dell'Europa (no all'apertura di nuove discariche, differenziazione e riuso dei rifiuti, discariche esistenti da bonificare), collide con ogni progettualità di sviluppo sostenibile e di rilancio del turismo. Sulla gestione rifiuti in Calabria serve il coraggio di andare oltre il 'provvisorio - permanente' e aprire, visto che questa disastrosa situazione provoca danni alla salute, diseconomie collaterali e fa sfigurare la Regione, una pagine nuova e realizzare gli impianti che servono a rendere autosufficiente l'intero ciclo dei rifiuti».

 

Il consigliere regionale incalza: «Davvero in Calabria non siamo in grado di pianificare gli interventi senza essere succubi dell'emergenza e di fare altro che non sia scavare ed ampliare buche senza fra l'altro neppure emulare chi già da anni ha messo a valore i rifiuti?». «Concordo - sottolinea Pitaro - col presidente di Confagricoltura Alberto Statti, che suggerisce alla Regione 'una linea di rottura' e con Legambiente che chiede di uscire dal sistema delle discariche e degli inceneritori favorendo gli impianti utili alla filiera del riciclo optando per un modello circolare. Basterebbe guardare alle non poche realtà presenti sul territorio che sono in linea con la visione del futuro e coerenti con le prescrizioni dell'Unione Europea».

 

«È mia intenzione insistere perché si apra un tavolo di confronto permanente sul collasso del ciclo integrato dei rifiuti con tutti i soggetti che hanno diritto di parola, ad incominciare dalle associazioni ambientaliste e dalle organizzazioni professionali agricole. Se non lo avvia l'onorevole Santelli, si può pensare di farlo, appena si insedierà, nella Commissione Ambiente e Territorio del Consiglio regionale. Di sicuro non si può più fare come le tre scimmiette», conclude infine.