La struttura tecnica di valutazione ha bocciato il progetto della Wastenergy. Prevedeva l'arrivo di 50mila tonnellate l'anno in un'area a poche centinaia di metri dalle case e dalla zona speciale di conservazione, mettendo a rischio flora e fauna protette
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Quell'impianto per il trattamento dei rifiuti non s'ha da fare. La Regione ha detto definitivamente no alla struttura che la Wastenergy avrebbe voluto realizzare a soli 700 metri dalla riserva naturale Lago di Tarsia-Foce del fiume Crati per produrre dall'immondizia compost, biometano ed energia elettrica. Troppo vicino a un ecosistema da proteggere, troppe le discrasie tra i dati riportati nel progetto dell'azienda che ha sede a Torano e il reale stato dei luoghi, troppi i rischi sottovalutati perché l'ok potesse arrivare: ci sarebbe stato, insomma, «un sacrificio ambientale non adeguatamente bilanciato in raffronto ai riflessi sociali ed economici del progetto».
Rifiuti da quattro regioni a pochi passi da una riserva naturale
L'intenzione di Wastenergy era di costruire nel territorio del Comune di Tarsia, in località Canicella, un impianto «per il trattamento di matrici organiche con produzione di compost di qualità, energia elettrica e biometano». Nella piattaforma sarebbero dovuti finire rifiuti urbani (Forsu), speciali (Fors) e verdi, circa 50mila tonnellate all'anno provenienti da tutta la Calabria e da altre regioni limitrofe (Campania, Basilicata e Puglia), senza distinzioni particolari tra il circuito pubblico e quello privato. L'area da occupare nelle previsioni era di circa 13mila metri quadri, 5200 dei quali in zona agricola boschivo silvicola, ed era contigua a un altro impianto in cui ogni anno arrivano fino a 10.800 tonnellate di rifiuti speciali pericolosi e altre 108mila di rifiuti non pericolosi.
I pericoli per la flora e la fauna protette
I progettisti, stando alla Struttura tecnica di valutazione (Stv) che non ha concesso le autorizzazioni a costruire, non avrebbero tenuto nella dovuta considerazione i potenziali rischi che la realizzazione di un ulteriore impianto nell'area avrebbe comportato per la natura circostante. Nonostante la zona interessata non faccia tecnicamente parte della riserva naturale, si tratta comunque di uno spazio di notevole importanza per la fauna e la flora locale. È lì che nidificano, transitano, si nutrono e riproducono diverse specie ornitologiche di grande valore, dai falchi pellegrini o di palude alle cicogne bianche. Modificarne l'habitat potrebbe risultare fatale per loro e, di riflesso, per l'intero ecosistema locale. La Wastenergy ha provato a sostenere, invece, che la piattaforma che intendeva realizzare avrebbe risposto alle finalità di protezione delle biodiversità della zona.
Le case a 200 metri di distanza
Sottostimati anche, secondo la Regione, gli effetti che l'aumento del traffico veicolare avrebbe potuto comportare, con i camion carichi di rifiuti a fare avanti e indietro aumentando l'inquinamento acustico e atmosferico con possibili perdite di percolato tra una viaggio e l'altro. Senza contare che se la riserva naturale è a 700 metri di distanza, diverse case del circondario sarebbero state molto più vicine: circa 200 metri. Sottovento, tra l'altro, con tutto quello che ne consegue per quanto riguarda la convivenza dei residenti con gli odori che un impianto di trattamento di rifiuti comporta. A destare particolari preoccupazioni in questo senso era lo stoccaggio del compost in spazi non ritenuti sufficienti.
Il no definitivo della Stv
E così - dopo diverse conferenze di servizi e numerose richieste di integrazioni documentali, deduzioni e controdeduzioni – la Stv ha confermato i giudizi negativi espressi fin dall'inizio, negando l'autorizzazione all'impianto della Wastenergy. Il problema dei rifiuti in Calabria resta, ma trattarne 50mila tonnellate a due passi da una riserva naturale non poteva essere la soluzione.
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