Fallisce, almeno per ora, il tentativo ordito dalla società Sovreco di levarsi le briglie imposte dalla Cittadella che, con una serie di dispositivi successivi, ha tentato la strada di un ritorno verso la discarica privata crotonese, gestita dal gruppo Vrenna. L'emergenza è nota: una regione priva di discariche pubbliche in cui conferire i rifiuti e che per anni è stata costretta all'abbraccio mortale con il privato per poter mantenere in equilibrio un sistema sempre sull'orlo del collasso.

La doppia morale

Ma se, almeno a parole, la Regione si è professata contraria a tornare a puntellare il sistema grazie all'aiuto del privato, lo stesso non è avvenuto nei fatti. Dalla Cittadella nei giorni caldi dell'emergenza sono, infatti, partiti una serie di dispostivi con i quali gli impianti di trattamento dei rifiuti calabresi venivano autorizzati a trasportare gli scarti nella discarica privata Sovreco; la stessa contro cui si erano scagliati gli strali della Regione, decisa a prendere le distanze da un vecchio modus operandi. L'ultimo dispositivo vergato dalla Cittadella, ad esempio, porta la data dello scorso 23 luglio e autorizza gli impianti di Catanzaro, di Crotone, di Lamezia Terme e Reggio Calabria a conferire i rifiuti nella discarica di proprietà del gruppo Vrenna.

Contro la Regione

Ed è questo, appunto, uno dei tanti atti impugnati dalla società Sovreco dinnanzi al Tribunale amministrativo regionale allo scopo di chiederne l'annullamento e, nelle more della trattazione, la sospensione dell'efficacia. In particolare, si tratta delle comunicazioni della Regione Calabria notificate in data 8, 21 e appunto 23 luglio con cui la Cittadella «dispone sempre coattivamente il conferimento dei rifiuti nell'impianto di Sovreco». Il ricorso è stato presentato avverso la Regione Calabria ma anche contro le comunità d'ambito di Crotone, di Catanzaro, di Vibo Valentia e di Reggio Calabria, nei fatti beneficiarie dei provvedimenti.

Rigetto della sospensiva

Una richiesta che almeno per ora non ha trovato l'accoglimento dei giudici amministrativi. Il Tar con decreto emesso nei giorni scorsi ha infatti rigettato la richiesta di sospensiva dell'efficacia dei tre dispositivi impugnati, rimandando alla trattazione nel merito fissata il 9 settembre. La motivazione addotta è sempre la stessa: «In tale contesto emergenziale occorre dare assoluta prevalenza agli interessi pubblici correlati alla tutela della salute pubblica e dell'igiene» si legge nel decreto presidenziale. «Ogni valutazione riguardo alle censure dedotte è effettuabile solo nella sede collegiale», e ancora: «Nel bilanciamento degli interessi risulta preminente l'interesse pubblico dedotto alla base degli atti impugnati».

 

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