VIDEO | Cittadini e amministratori del territorio paventano danni incalcolabili per le attività legate ad agricoltura e pesca e soprattutto per la salute. Si riaccendono le polemiche sulle autorizzazioni per la realizzazione dell'impianto e sulla sua posizione (ASCOLTA L'AUDIO)
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Succede così, dal nulla: stavolta non è colpa del maltempo né di particolari eventi geologici. Un guasto, la rottura improvvisa di un tubo, e un intero territorio entra in stato di allarme. Sindaci, consiglieri, esponenti di associazioni e semplici cittadini che con preoccupazione guardano le foto che in queste ore circolano su social e chat. La notizia è di questa mattina: i carabinieri forestali hanno sequestrato la discarica Pipino di Scala Coeli in seguito allo sversamento di percolato nelle acque del torrente Patia/Cacciadebiti, che affluisce al fiume Nicà. Dal torrente al fiume e da lì in mare, dove già sono state avvistate diverse chiazze sospette.
Gli amministratori del territorio sono tutti d’accordo nel paventare «danni incalcolabili» per l’estate appena iniziata, per le attività legate ad agricoltura, allevamento e pesca e soprattutto per la salute dei cittadini. Si parla di un «tavolo» per valutare tutti insieme il da farsi. Perché la preoccupazione è denominatore comune, ed è tanta.
Cataldo Minò, da poco eletto sindaco di Cariati, ha un tono di voce che diventa più concitato man mano che va avanti a parlare. Parla di «disastro»: «È inaccettabile – dice – che un minimo inconveniente causi un disastro del genere, questo significa che ci sono responsabilità in materia di sicurezza dei luoghi che qualcuno dovrà assumersi». Il pensiero va alle autorizzazioni concesse per la realizzazione della discarica, sulle quali alla luce dell’accaduto è lecito avanzare perlomeno qualche dubbio.
Per gli esponenti delle Lampare questa è una spina nel fianco che oggi torna a far male: quelle autorizzazioni non li hanno mai convinti, tant’è che erano state oggetto di diverse denunce in Procura. Parlano di «incidente annunciato». Perché l’impianto, dicono, era inadeguato fin dall’inizio. Inadeguato a livello progettuale e inadeguato per la posizione della discarica: in una valle circondata dagli affluenti del fiume Nicà, dalle terre del consorzio dell’olio “Dop Bruzio”, da allevamenti di mucca podolica. Non era il luogo, dicono dalle Lampare, e non era il modo. Lo stesso iter, un iter lungo e “sofferto”, affermano, la diceva lunga. «Proprio sullo smaltimento del percolato c’erano state segnalazioni e prescrizioni». Adesso, sottolineano, nulla deve restare impunito.
La loro storia parla di dieci anni di sit-in e allarmi lanciati più volte, ma senza successo. Una battaglia che in prima fila ha visto anche il circolo “Nicà” di Legambiente. «Nella discarica di rifiuti speciali non pericolosi di località Pipino nel comune di Scala Coeli, in questi anni, sono proseguiti i conferimenti di rifiuti nonostante le denunce presentate dall’associazione e l’allarme dei titolari delle aziende agricole biologiche della zona», dicono i suoi rappresentanti. L’associazione, a livello regionale e nazionale, si costituirà parte civile: «Siamo molto preoccupati – affermano– per i danni ambientali che la situazione sta provocando vista la compromissione grave per le acque fluviali. Continuiamo a chiedere alla Regione Calabria la chiusura della discarica di Scala Coeli e l’abbandono su tutto il territorio regionale della logica delle discariche ed il rispetto dell’ambiente».
Sul posto, oggi, assieme ai rappresentanti istituzionali dei vari comuni interessati, un tecnico del servizio Suolo e Rifiuti del dipartimento Arpacal di Cosenza, che ha prelevato campioni di acqua dal fiume Nicà per le successive analisi. Domani la stessa cosa verrà fatta con le acque del mare.
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«Stiamo facendo fare anche noi i prelievi ed emettendo il divieto di balneazione e pesca – dichiara il primo cittadino di Cariati –. Per il momento solo di un chilometro, ma stiamo valutando l’opportunità di estenderlo a tutti i 12 chilometri di costa». L’obiettivo, adesso, è salvaguardare la salute pubblica. Lo chiedono anche i rappresentanti delle Lampare, che da subito hanno manifestato al sindaco la necessità di attivarsi in questo senso.
«C’è molto allarme nella popolazione e tutto questo sta creando grossi danni – racconta Minò –. Il mio comune è vittima di quanto è accaduto, ma se succede qualcosa a livello sanitario ne rispondo io. Per il momento non possiamo fare altro, ma siamo in contatto con le altre amministrazioni: credo che bisognerà intraprendere delle azioni comuni, ma dobbiamo valutarle tutti insieme».
Il sindaco di Campana è uno di quelli che ha pubblicato le foto dello sversamento sul suo profilo Facebook. «Avevamo approvato già tempo fa in Consiglio comunale il nostro categorico no alla discarica, il disastro ambientale che si profila lo avevamo preannunciato». La preoccupazione si lega anche all’estate appena cominciata: «Tutto questo creerà dei grossi danni agli operatori turistici», afferma Agostino Chiarello. Che, come gli altri, chiede che le colpe siano individuate e che se qualcuno ha sbagliato paghi: «Chi ha autorizzato questa discarica nonostante tutte le prescrizioni che c’erano dovrà prendersi le sue responsabilità».
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«Un’ora e mezzo fa il percolato è arrivato alla foce del Nicà, nel nostro comune», racconta il consigliere di Crucoli Francesco Gagliardi, poco prima delle 17. «Abbiamo subito attivato misure di protezione della falda acquifera e delle acque superficiali e stiamo per emettere il divieto di balneazione». Anche qui si guarda a una riunione con associazioni e amministrazioni limitrofe per valutare il da farsi: «Si profilano danni ingenti per il territorio».
Adesso dovranno pensarci gli accertamenti in corso a dare risposte e fare luce su quanto è successo. Quello che è certo è che qualcosa è successo. E, legittimamente, spaventa.