VIDEO | L'emozionante immersione nell'ambito di uno studio sulle misteriose mutazioni di un verme di mare che prolifica a causa del riscaldamento delle acque e che, non essendo commestibile, non ha antagonisti
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Il nome scientifico è Hermodice caranculata, ma comunemente è chiamato vermocane. È un vermiciattolo che da qualche anno infesta i mari del Sud, e la sua misteriosa mutazione - da spazzino dei fondali che si nutriva solo di carcasse a predatore – sta inquietando i bagnanti e interrogando la comunità scientifica per gli effetti che questo cambio produce sulla catena alimentare.
A Tropea hanno fatto il primo campionamento del verme nel Tirreno, ed abbiamo seguito l’immersione in acqua – dalla barca perché il giornalista deve stare a metà tra i fatti…e la terra ferma - del biologo marino Fabrizio Fabroni (ispiratore della ricerca), della oceanografa Diletta Manfrida, dei sub del Tropea Diving Maddalena Ascioti e Giannicola Lepore, ai quali si è aggiunta la biologa Roberta Larosa nota per il suo lavoro a contatto con gli squali delle Bahamas.
A 300 metri dalla costa, intorno allo scoglio del Vardaro, un’uscita emozionante per il contributo alla scienza e per il contatto – attraverso delle riprese mozzafiato dei fondali – con le bellezze impareggiabili del mare tropeano. L’equipaggio composto da Antonio, Stefano e Lamyn, coordinando dal gommone le operazioni, ha assicurato la massima sicurezza durante il prelievo, e la caccia alla fine si è rivelata molto proficua. Una colonia portata in superfice, tra la soddisfazione di studiosi e sub, che ora emigra nuovamente verso i laboratori dell’Università di Modena e Reggio Emilia.
A terra, infatti, ad attendere l’equipe che ha eseguito lo storico campionamento c’è il professore Roberto Simonini, un biologo che ha avviato un progetto di ricerca che tende a chiarire il motivo del proliferare del vermocane in questa zona del Mediterraneo, probabilmente dovuto al surriscaldamento dei mari e al fatto che questo polichete errante non ha antagonisti, non essendo commestibile.