Parco eolico sì, parco eolico no? In realtà il quesito apre un dibattito più ampio sul tema dei cambiamenti climatici e la corsa alla transizione energetica. Sono stati questi i punti analizzati nell’ambito della puntata odierna di Dentro la notizia. Ospite di Pier Paolo Cambareri, la presidente regionale Legambiente Anna Parretta (clicca qui per rivedere la puntata). Da un lato, c’è chi teme che i Parchi marini rappresentino un pericolo per l’ecosistema, dall’altro emerge l’urgenza di aggredire un ormai inarrestabile mutamento del clima che si sta manifestando con fenomeni violenti, siccità e aumento delle temperature (anche del mare). 

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Cambiamenti climatici ed energia rinnovabile 

«La sensazione è che in Calabria – ha spiegato la presidente Parretta – stia mancando una visione sul futuro. E parlare di energia rinnovabile significa parlare proprio di futuro. Le nuove generazione e tutti noi rischiamo di vivere in un mondo peggiore rispetto a quello che abbiamo finora conosciuto». Il nodo cruciale resta l’aumento delle temperature ed evitare disastri ambientali «dobbiamo dimezzare l’attuale livello di emissioni di Co2 entro il 2023 e arrivare a emissioni zero entro il 2040. Queste sono le indicazioni della Commissione europea. Ciò significa cambiare i nostri modelli di produzione e consumo». Per raggiungere questi dati «bisogna uscire molto velocemente dalle fonti fossili perché gas, carbone e petrolio sono altamente inquinanti. Dobbiamo uscire dalla dittatura delle fossili e realizzare impianti di energia rinnovabile». Del resto, come ricordato dall’esponente Legambiente, i dati parlano chiaro e registrano dal 2010 ad oggi, nella nostra sola regione, oltre 100 eventi climatici estremi costati la vita a 18 persone. Nel conto si devono ancora includere eventi come quelli avvenuti nei giorni scorsi nel Lametino e Catanzarese. 

È chiaro che «i cambiamenti climatici rappresentano una minaccia per l’ambiente, l’economia e la salute delle persone. La decarbonizzazione e il rafforzamento del capitale naturale sono fondamentali per la Calabria». Procedere a passo lento «significa perdere la sfida dal punto di vista climatico e di sviluppo del territorio». 

Parchi eolici marini e il fronte dei No

Per la presidente Parretta, «i timori nei riguardi dei Parchi off shore nascono da una mancanza di confronto». A suo giudizio, tutti gli impianti di energia rinnovabile sono importanti sul territorio per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, soprattutto i grandi impianti di taglio industriale: «Le posizioni aprioristiche sono poco comprensibili. Molti si dicono a favore della transizione energetica purché gli impianti vengano realizzati altrove. Anche la Calabria è chiamata a fare la sua parte». Alcune levate di scudi da parte di cittadini e anche amministratori «non sono fondate perché non c’è un impatto così forte dal punto di vista ambientale tale da giustificare queste opposizioni». Anche l’impatto visivo, trattandosi di torri posizione tra 22 e 30 chilometri dalla costa, «è basso». Inoltre, secondo l’analisi della referente Legambiente, ci sarebbero numerosi vantaggi in termini di sviluppo del territorio, occupazione e secondo alcuni studi anche sulla pesca. Per la presidente Parretta, «spaventa pensare che in Calabria verranno realizzati tutti gli impianti (9 in totale) attualmente in corso di valutazione. In realtà gli iter sono complessi, i progetti non si sovrappongono. Sono tanti i dati ambientali e le verifiche da tenere in considerazione». 

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In Europa e nel mondo

Il tema della transizione non riguarda solo la Calabria ma anche l’Europa. Del resto, gli impianti off shore sono stati realizzati nei Paesi del Nord fin dagli anni Novanta: «Tutta L’Ue ha capito l’importanza dell’energia rinnovabile» e gli sforzi puntano alla neutralità climatica entro il 2050 anche per contrastare la «perdita di biodiversità e i fenomeni di inquinamento». Fuori dai confini di casa, finanche la «Cina sta viaggiando veloce sulla transizione ecologica superando i traguardi che si era prefissata entro il 2030, raddoppiando in soli 4 anni la capacità di produrre energia pulita». Un’ ultima battuta ha riguardato il report Legambiente sulle città green e i pessimi risultati raggiunti dalle province calabresi: «Catanzaro ha perso 30 posizioni in un anno scivolando alla posizione numero 93». Indispensabile, «migliorare il benessere delle città e dei calabresi rendendo i nostri centri abitati più sicuri e accoglienti».