Più di diecimila firme. È il primo esito della raccolta avviata dal coordinamento Controvento attraverso cui si è lanciato un appello ai cittadini e alle cittadini per ridefinire l’impostazione di fondo del piano regionale integrato energia e clima (PRIEC). Il documento, secondo il coordinamento, «conferma la nostra condanna a diventare zona di sacrificio per favorire l’aumento della produzione energetica da fonti rinnovabili con un modello strutturato sui mega impianti, grazie al quale l’estrazione di valore e l’accumulazione di ricchezza sono nelle mani di attori estranei alla Calabria».

«Siamo favorevoli alla riconversione energetica – si legge ancora nell’appello – ma l’uso indiscriminato del territorio si è già ampiamente trasformato in abuso: il depotenziamento delle norme applicative originarie della legge Quadro regionale paesaggistica (QTRP) del 2010 - accoppiata alla logica dell’emergenza, che scavalca democrazia, buon senso e norme di tutela vigenti - ha consentito la proliferazione di impianti eolici a terra, in mare e fotovoltaici stragisti, sorti a scapito di suoli naturali, di ecosistemi forestali, terreni agricoli e paesaggi di commovente bellezza».

Secondo il coordinamento, «come è accaduto finora, noi abitanti pagheremo solo costi ambientali per lo scempio di beni vitali incommensurabili, che non possono essere sostituiti da denaro, per l’edificazione su colline e montagne di cimiteri con croci roteanti e tombe fotovoltaiche che ricoprono i suoli fertili; ci aggireremo per lande sempre più desolate e inabitabili e ci avvilupperà un più fitto reticolo di infrastrutture ausiliarie alla produzione energetica, sottostazioni, nodi di connessione, linee ad alta tensione, asfalto e cantieri permanenti, con la conseguenza di non potere mai più immaginare di procurarci il cibo e guadagnarci da vivere nei nostri luoghi di residenza».

Le firme verranno consegnate a breve al presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, per chiedere un impegno preciso sul fronte delle rinnovabili.