Coordinamenti e associazioni ambientaliste hanno inscenato un sit-in di protesta dinnanzi il Tar Calabria dove in mattinata era attesa la discussione su due ricorsi relativi all’installazione di nuovi impianti eolici a San Vito sullo Ionio nel catanzarese e ad Acri nel cosentino. I movimenti sono scesi nuovamente in piazza per sostenere le ragioni del No alla realizzazione di altri progetti per la produzione di energia rinnovabile suscettibili di causare danni al patrimonio naturalistico calabrese. Presente anche il sindaco di Chiaravalle, Domenico Donato.

«Si tratta di aree di grande importanza naturalistica» – ha sottolineato Angela Maida responsabile della sezione di Soverato Guardavalle di Italia Nostra in riferimento alle discussioni in corso al tribunale amministrativo. «Sappiamo bene che sia l’attraversamento che la realizzazione di nuovi impianti devastare, cementifica e ad impermeabilizza il suolo. La Calabria ha già dato tanto».

«Il consumo di suolo zero è una pratica da attuare prioritariamente»  ha aggiunto. «Siamo convinti che se non ci fossero gli incentivi statali che poi incidono sulle bollette di tutti i cittadini probabilmente nemmeno esisterebbero questi progetti. In ogni caso, noi chiediamo d’accordo con Ispra che vengano utilizzate tutte le superfici utili, quelle dei tetti, degli edifici pubblici statali o privati e capannoni dismessi. Sono aree già consumate e già disponibili per produrre energia rinnovabile» – ha concluso.

Sit-in al Tar Calabria, a Catanzaro, dove sono attese due sentenze sui ricorsi presentati contro la realizzazione di impianti eolici. Le associazioni ambientaliste sul piede di guerra anche per la proposta di legge che punta a individuare nuove aree per gli impianti.

Il coordinamento Controvento si è poi dichiarato in disaccordo con la proposta di legge attesa alla discussione del Consiglio regionale che prevede l’individuazione di aree idonee alla realizzazione di nuovi impianti.

«I nostri territori vogliamo rigenerarli, vogliamo veramente affrontare la crisi ecologica, c’è bisogno di recuperare suoli e non di consumarne altro» – ha aggiunto Valentino Santagati, componente del coordinamento.

«Stanno condannando interi territori alla desertificazione, territori che hanno boschi, aree agricole e incolti utili dal punto di vista ecosistemico.

L’energia si deve fare ma tenendo conto delle peculiarità dei territori, lo dice Ispra. Nelle ultime relazioni si raccomanda di non produrre energia consumando altro suolo. Ci sta un’area grande quanto l’Umbria per raggiungere l’obiettivo energetico del 2030.

Chiediamo di rendere area idonea solo quella già compromessa – ha concluso – e non quella che ci può consentire di affrontare la crisi ecologica. Il suolo libero dal cemento deve essere lasciato libero».