I dati emergono dal report di Legambiente che censisce le strutture non più funzionanti in Italia: sono 265, raddoppiate rispetto al 2020. Mentre aumentano i bacini di innevamento artificiale
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La crisi climatica cambia il volto della montagna e delle vacanze invernali. Nevica sempre meno e «il campanello d’allarme arriva dal numero degli impianti dismessi ad alta quota, ma anche dall’aumento dei bacini di innevamento artificiale per “fabbricare” la neve». Legambiente presenta il dossier Nevediversa 2025 “Una nuova montagna è possibile?”, da cui emerge che in Italia sono 265 le strutture legate agli sci non più funzionanti, un dato raddoppiato rispetto al 2020 quando ne erano stati censiti 132. Piemonte (76), Lombardia (33), Abruzzo (31) e Veneto (30) sono le regioni ad oggi con più strutture dismesse. Mentre aumentano i bacini di innevamento artificiale: 165 quelli mappati ad oggi in Italia tramite le immagini satellitari per una superficie totale pari a 1.896.317 mq circa. Il Trentino-Alto Adige è la regione con più bacini censiti (60).
Tra gli impianti calabresi il dossier segnala l’impianto “La Pagliara”, nel comune di Celico (Cs) costruito nel 1997 e dismesso nel 2010 che in passato offriva una seggiovia biposto e serviva due tracciati per lo sci alpino di cui uno tecnico adatto per gli allenamenti di slalom e l’impianto di località Ciricilla a Taverna (Cz), nei pressi di Villaggio Mancuso, dismesso nei primi anni 2000, dove rimangono i piloni arrugginiti dello skilift, le strutture abbandonate di partenza ed arrivo della sciovia e la biglietteria. Altri impianti calabresi invece, risultano temporaneamente chiusi come quello di Gambarie d’Aspromonte (Rc) dove la chiusura è dovuta a cause amministrative ed economiche da parte dell’attuale società di gestione.
Simbolo nella nostra regione dei diversi impianti aperti a singhiozzo (12) sono le strutture di Camigliatello Silano (Cs), Lorica (Cs) e la struttura di Palumbosila nel comune di Caprara (Kr) la cui operatività è fortemente dipendente dalle condizioni climatiche.
Tra gli edifici fatiscenti, esempio di degrado dovuto all’incuria ed al tempo, si colloca il rifugio di Monte Curcio a Camigliatello Silano, una struttura che un tempo ospitava centinaia di sciatori e turisti.
In Calabria, invece, un esempio molto positivo è costituito dall’esperienza di Camminasila, un’associazione che ha lo scopo di promuovere il territorio silano sia in estate che d'inverno attraverso attività eco- sostenibili.
«Quanto sta accadendo ad alta quota è solo la punta di un iceberg - commenta Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente - la crisi climatica sta avanzando a ritmi preoccupanti, la fusione dei ghiacciai da un lato, la diminuzione delle nevicate, ma anche la chiusura di diversi impianti insieme a quelli che faticano spesso a restare aperti, dall’altro, sono facce della stessa medaglia su cui va aperta una importante riflessione che deve essere accompagnata da interventi concreti. Si continua ad alimentare la pratica dell’innevamento artificiale, che comporta consistenti consumi di acqua e di energia, senza invece mettere in campo una chiara strategia di adattamento e mitigazione alla crisi climatica. È da qui che bisogna partire, se si vuole arrivare ad una migliore gestione del territorio».