Gli alberi “martellati” lungo i percorsi naturalistici hanno messo su “chi va là” chi quei sentieri li conosce bene. Decine e decine di alti e maestosi faggi marchiati con segni con che non lasciano intravedere nulla di buono. Una delle faggete più suggestive della regione, quella che attraversa il territorio dei comuni di San Vito sullo Jonio, Polia, Monterosso Calabro e Capistrano, è messa seriamente a repentaglio dal progetto di realizzazione di un parco eolico che prevede l’ubicazione di 6 generatori eolici con altezza di 150 metri da piano campagna, emissioni sonore da 65 decibel nelle aree limitrofe e valori fino ai 40 decibel per un’estensione non trascurabile dal punto di emissione. Si tratta di un vecchio progetto che negli ultimi mesi ha ripreso il suo iter burocratico e che ha recentemente visto, lungo il crinale di monte Coppari, la “mappatura” di numerose piante da parte di tecnici autorizzati dalla Regione.

 

A sollevare il caso nei giorni scorsi è stata l’associazione Kalabria Trekking, che ogni anno lungo quei sentieri promuove il Kalabria Coast to coast, escursione di circa 35 chilometri, da San Vito sullo Jonio a Pizzo, lungo un suggestivo percorso interamente immerso nella natura. Per capirne di più, una delegazione dei soci si è recata, nei giorni scorsi, al Comune di Monterosso – entro il cui territorio si concentra buona parte del progetto – prendendo visione degli atti e scoprendo che per la realizzazione dell’opera, da realizzarsi in località Carbonaio, «sono computati 80.000 metri quadri di scavo da movimentare nelle aree e sulla viabilità ordinaria, in quota parte descritti come riutilizzati e un volume non trascurabile destinato a discarica; prevista una pista di lavoro/strada di accesso per una lunghezza superiore ai 5 chilometri con utilizzo anche di materiale proveniente da cave di prestito per la realizzazione dell’infrastruttura viaria; realizzazione delle piazzole per l’installazione dei generatori di superfici di dimensioni non trascurabili, che sono soggette inoltre alla previsione di opere di sistemazione di versanti e relativa modifica orografica del territorio; opere di perforazioni e cementificazione superficiale e relative opere accessorie per il deflusso delle acque con ubicazione di tubazioni e di manufatti di cemento armato; cavidotto di diversi chilometri per il trasporto dell’energia che interessa un territorio più vasto, il quale sicuramente determinerà comunque delle modifiche orografiche e di impatto sul territorio». E ancora che «la superficie di territorio interessata è circa 8 ettari di territorio, con l’abbattimento non trascurabile di circa 2000 alberi».



L’opera, spiega l’associazione, «viene ubicata sul crinale che divide i versanti tirrenico e jonico con impatto non trascurabile a livello paesaggistico, di carattere ambientale per i volumi di suolo movimentato, il transito di mov in – mov out di mezzi, attrezzature, materiali e materiale di scarto, e la modifica orografica di una porzione di territorio non trascurabile rispetto alla situazione attuale; di carattere ambientale- faunistico vista la presenza di molte specie sia di terra che volatili che in una prima visione delle relazioni di progetto non appaiono esplicate in maniera esaustiva». Netta, di conseguenza, la posizione contro il progetto assunta dall’associazione. «Forse – scrive il sodalizio – i nostri governanti regionali non hanno ancora capito quale importante volano economico possa essere quello del turismo eco-sostenibile con la valorizzazione di ogni area interna. Noi non ci stiamo ad assistere a questo scempio e faremo tutto quello che lecitamente e legalmente possibile per cercare di bloccare questo progetto assurdo che, guarda caso, silenziosamente ha cominciato a muoversi dopo anni di letargo. Ora – si aggiunge – serve la mobilitazione di tutti per aiutarci in questa lotta».