Siamo tornati nel sito dell'ex Italcementi di Vibo Marina, scoprendo una verità sconvolgente: il cancello d'ingresso al mega stabilimento chiuso dal 2012 è aperto, e chiunque può entrare nell'area di 30 ettari e tra gli alti silos e le dismesse ciminiere sentirsi “padrone” di quel che rimane di un sogno industriale diventato incubo. Infatti, l'area appare come un cimitero industriale, una terra di nessuno simbolo del brutto che porta con sé altre bruttezze, tra rovi e tetti costruiti con materiale inquinante, opifici alla mercè di tutti e facile teatro di ogni possibile azione, anche di saccheggio o di ulteriore deturpamento. Infatti, tutt'intorno al sito che è ancora di proprietà del gruppo tedesco Hildemberg dominano la scena i rifiuti – anche pericolosi – lasciati dai cittadini che hanno trasformato questa porzione di area industriale, lontana da occhi indiscreti, come una sorta di discarica a cielo aperto.

 

Ogni tanto si vedono i mezzi della società che per conto del Comune gestisce la raccolta della spazzatura, ma si tratta di una lotta quotidiana per ora vinta dagli incivili. L'ex cementificio, uno stabilimento che con le sue grandi dimensioni rappresenta un ingombrante biglietto da visita per un territorio vocato anche al turismo, è stato al centro in passato di riunioni politiche per deciderne la bonifica e l'eventuale riutilizzo a fini industriali o socio/culturali. Buoni propositi da sempre arenatisi nell'impossibilità di una vendita – anche per lotti che potrebbero andare ad imprese di diversi settori – e senza che fin qui i proprietari siano stati obbligati quanto meno a salvaguardare l'ambiente del sito non presidiato.