«Piantare un albero vuol dire dare ossigeno a trenta persone, allevare api vuol dire dare da mangiare e da vivere all'umanità». È una impresa non comune quella che quotidianamente svolge Giuseppe Posca, 41 anni di Chiaravalle, da 14 vive a stretto contatto con i piccoli insetti impollinatori. "Famiglie" chiama le arnie dove "risiedono" e si moltiplicano le api, il «motore del mondo» racchiuso in una cassetta 50X50 cm, portatile.

Una famiglia portatile

La produzione di miele non è il suo core business, come lavoro ha piuttosto scelto di fornire assistenza agli apicoltori. «Aprire una arnia è come aprire un corpo» racconta seduto all'ombra di un ulivo nella campagna assolata di Chiaravalle, quella scelta come temporanea residenza degli insetti. «Dentro l'alveare ci sono migliaia di api, è un sistema che funziona alla perfezione. Quando l'apro una espressione mi viene sempre alla mente: "together we are stronger". Come possiamo contrastare questo declino umano? Restando insieme».

Il nemico delle api

Paradossalmente è, infatti, l'uomo e le sue invenzioni il primo nemico delle api. Chi le alleva rifugge, ad esempio, gli impianti eolici che avanzano ormai indisturbati sulle colline e sui monti delle aree interne. «Dobbiamo lavorare insieme, siamo noi a comandare» spiega usando l'alveare come metafora della società umana. «In realtà, nell'arnia non è la regina a comandare ma sono tutte le api. Se la regina non fa un buon lavoro, viene sostituita. Siamo noi a dover stabilire se l'impatto dell'eolico è positivo o meno per il nostro benessere e per il futuro che verrà».

Non è la regina a comandare

Non si sbilancia in giudizi, «non abbiamo sperimentazioni scientifiche a supporto», ma confortato dall'osservazione e dal metodo induttivo che per millenni ha guidato gli uomini nei campi, ipotizza l'incompatibilità della vita delle api con l'avanzamento tecnologico nelle aree interne. «Abbiamo notato che quando c'è stato un rafforzamento della linea telefonica stentavano a fecondarsi, in particolar modo dove passava il 5G oppure l'ovoteca dopo un po' di tempo diventava nera». Lo stesso vale per la presenza degli impianti eolici, «diventano nervose, le onde elettromagnetiche danno problemi alle api».

Alla ricerca di luoghi sani

Per avere una risposta certa, spiega, «dovremmo tenerle lì per anni» ma gli apicoltori preferiscono naturalmente cercare luoghi sani dove far vivere le api. «Luoghi che ci stanno togliendo pian piano. Viviamo in un ecosistema perfetto che stiamo rovinando, noi esseri umani stiamo rovinando, perché sono convinto che loro se la caverebbero benissimo anche senza di noi».

Il motore del mondo

Gli insetti impollinatori come «l'olio che lubrifica questo motore importante che è la vita» usa un'altra metafora Giuseppe Posca. «Noi viviamo su una grandissima macchina che è il pianeta terra, respiriamo ogni giorno ossigeno, beviamo acqua, cogliamo i suoi frutti. Se non ci fossero le api - racconta - non ci sarebbe il foraggio per gli animali quindi non avremmo più latte e formaggio, non avremmo ossigeno pulito perché gli alberi andrebbero a morire, non avremmo acqua ben filtrata perché non ci sarebbero le radici. Io faccio l'apicoltore, non ho mai pensato di fare altro nella vita, aprire un'arnia sana ti trasmette una sensazione di forza». "Together we are stronger" per usare le parole di chi custodisce il motore del mondo.