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Il grave incendio nelle vasche di decantazione dell’ex stabilimento della Legnochimica delle scorse settimane ha contribuito a riaccendere i riflettori sulla necessità di procedere alla bonifica del sito.
Come dire, non tutti i mali vengono per nuocere o, per dirla come i membri dell’associazione Crocevia, il ferro va battuto finché è caldo. I militanti da anni chiedono alle istituzioni di mettere in sicurezza il sito posto all’interno dell’area industriale di Rende ed in prossimità del Crati.
Insieme al comitato “Decidiamo Noi” hanno organizzato un dibattito pubblico a più voci in Piazza San Carlo Borromeo, per sensibilizzare l’amministrazione comunale sulla necessità di reperire le risorse, circa centomila euro, necessarie a stilare il piano di caratterizzazione propedeutico all’opera di bonifica.
Un mese dopo l'emergenza combustione nessun provvedimento è stato adottato
«Nel corso dell’ultima conferenza dei servizi – spiega Francesco Palumbo dell'associazione Crocevia – convocata dal Prefetto Tomao, i partecipanti al tavolo si erano impegnati a trovare i fondi. Invece è ormai trascorso un mese è nulla è cambiato. Non vogliamo che la vicenda torni a cadere nel dimenticatoio».
Sulle sostanze nocive contenute nelle vasche Palumbo chiarisce: «I dati diffusi dall’Arpacal dopo l’ultimo incendio parlavano di combustione di sostanze organiche, ma questo non significa che non vi siano nelle vasche elementi chimici, tossici per la salute.
Semmai l’Agenzia Regionale per l’Ambiente ha certificato che, fortunatamente, l’ultimo rogo non ha interessato le sostanze nocive seppellite sotto il legname. Sostanze presenti per come accertato dalle indagini a suo tempo effettuate dal geologo Gino Crisci, oggi rettore dell’Università della Calabria.
La soluzione? Bonificare. Serve un’amministrazione in grado di farsi carico di quest’onere in sostituzione di Legnochimica, un’azienda fallita che non offre più alcun tipo di affidabilità».
In rappresentanza dell’amministrazione comunale è intervenuto il consigliere di maggioranza Domenico Ziccarelli.
L’affondo del sindaco di Rende contro la Procura
A Marcello Manna non è andato giù di apprendere dalla stampa della chiusura indagini sull’omessa bonifica del sito della Legnochimica. «Sono indignato – dice – Siamo fuori da ogni regola. Il primo presidente della suprema Corte di Cassazione ha denunziato questa patologia, chiedendo rimedi. Invece registro una violazione di tutti i diritti del cittadino indagato.
Mi allarma che un atto a tutela diventi un atto contro l’indagato. Le regole devono essere rispettate da tutti. Qui mi pare che invece siamo andati fuori dalle regole. Questo dato è indice di malagiustizia».
Poi arriva l’affondo: «Qualcuno confonde l’esercizio delle proprie funzioni come un potere e non come un servizio. Così le cose non vanno». Sul capo di imputazione aggiunge: «Tutto quello che il comune di Rende, comune in predissesto, poteva porre in essere è stato compiuto. Abbiamo prodotto oltre settanta atti amministrativi. Stiamo adesso avviando un accertamento tecnico insieme ai ricercatori dell’Università della Calabria.
Inoltre abbiamo sollecitato ad intervenire sia il privato proprietario del terreno, sia la Regione Calabria. Quello che mi viene contestato mi sembra strumentale. Naturalmente mi riservo di compiere ogni azione a tutela mia e soprattutto dei cittadini di quell’area».