Ben undici chilometri di costa calabresi spariti, consumati dal cemento, dall’edilizia vorace, quella che porta costruire seconde case per villeggiature, centri turistici, lidi. E’ questo il bilancio di venti anni di ingordigia del cemento, riassunti in un report stilato da Legambiente e dal titolo “Salviamo le coste italiane". In totale alla Calabria resta solamente il 25 per cento del paesaggio costiero intatto. Una percentuale misera, quasi ridicola. Eppure drammaticamente reale. Il 65 per cento delle coste non è vergine, è stato intaccato, modificato, eroso. Ben 523 chilometri di costa sono stati trasformati da interventi edilizi, a volte anche sotto la macchia dell’abusivismo. 

 

A farne le spese è stata soprattutto la costa tirrenica dove le costruzioni hanno preso il posto di aree agricole, modificato le montagne, creato centri abitati.
Allargando lo sguardo al bel Paese la prospettiva rimane sempre nera. Sul mar Tirreno il 70, 4 per cento delle coste è cementificato, sullo Ionio il 60, 1 per cento. Va leggermente meglio sulla sponda Adriatica con il 53 per cento delle coste intaccate.