VIDEO | Una splendida chiazza di macchia mediterranea presa di mira da chi si vuole liberare di ingombranti, eternit e non solo. Un tesoro storico e naturalistico già poco conosciuto e sempre più violentato
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Un vero e proprio polmone verde, oltre 250 ettari di pura macchia mediterranea popolata da boschi di querce, acacia, castagni, faggi. E poi ancora un fiume, il Bagni, ad attraversare la vallata e splendide cascate. Il tutto a Lamezia Terme, in località Caronte, nota per le sue acque sulfuree ed una vasca popolata tutto l’anno da italiani e stranieri.
Ma il Parco Mitoio - Difesa, che dovrebbe essere un fiore all’occhiello dell’intera Calabria, a pochi chilometri di distanza dal centro cittadino e in una posizione nevralgica per tutta la regione, non solo è un tesoro semi sconosciuto, poco valorizzato e non utilizzato, estraneo a qualunque progetto di valorizzazione delle risorse già esistenti del territorio, ma viene da tempo sfruttato come luogo in cui darsi all’abbandono incondizionato ed incontrollato di rifiuti di ogni tipo.
Ecco allora che chi si accinge a farvi una passeggiata si ritrova di fronte ad un prezioso habitat deturpato e violentato e ad un grottesco accostamento di natura e degrado. A cercare di farsi portabandiera di una lotta di civiltà e di salvaguardia dell’ambiente, oltre che di un’inestimabile ricchezza come l’intera località di Caronte e in particolare il Parco, è l’associazione Santi Quaranta Martiri che, dedicandosi ad escursioni sul territorio, ha suo malgrado il polso della situazione. E i segni di una redenzione da parte dei cittadini sono veramente scarsi.
Dall’abbandono di veri e propri sacchi di eternit, fino a divani, poltrone, calzature, cataste di abiti, mobili di ogni tipo. Tutto ciò che, insomma, non solo non può essere abbandonato ma che prevede apposite formule di smaltimento. Dal ritiro a casa tramite la Lamezia Multiservizi, fino al conferimento nell’Isola Ecologica la quale garantisce anche sconti sulla Tari ai più virtuosi.
E non è solo il bosco quello più preso di mira. Anche il fiume Bagni non viene risparmiato. «Nei periodi di piena - ci spiega il presidente dell’associazione Luigi Serafino Gallo - il corso d’acqua tende a trasportare tutto ciò che è limitrofo ai suoi argini fino a valle. Ecco perché proprio in quei frangenti vicino alle terme, lì dove l’acqua ristagna prima di andare a mare, capita più volte di vedere colonne di schiuma alte anche due metri». Ma non solo. «Solcando il fiume abbiamo anche visto pietre con chiazze rosse che abbiamo scoperto essere rifiuti organici, cosa che ci fa pensare a scarichi di questo tipo». Un vero e proprio abuso del territorio da parte di chi dovrebbe goderne.