«Idropotabile ed irriguo hanno la precedenza». Il primo alert in direzione Cittadella è stato già lanciato ad inizio anno. Il 2025 rappresenta, infatti, un anno strategico, potenziale apripista per lo scardinamento di un monopolio sulle risorse idriche calabresi che dura da cinquant’anni.

La “storica” convenzione

Esattamente dal 1969, quando la Cassa per le opere straordinarie nell’Italia meridionale e Enel stipularono una convenzione, tuttora in vigore, che disciplina le modalità di sfruttamento delle acque dei laghi Silani. Benché da allora quella convenzione sia passata di mano in mano, poco o nulla è cambiato sulla “politica” dei rilasci d’acqua. Ancora oggi – nonostante il mutato contesto ambientale – assoggettata prioritariamente ad interessi industriali (o privati).

La supremazia industriale

Lo sfruttamento della risorsa per la produzione di energia idroelettrica anteposto ai legittimi bisogni di cittadini e agricoltori di avere la disponibilità d’acqua in casa o per irrigare i campi. Gli effetti nocivi di questa evidente stortura incancrenitasi col passare degli anni si mostrano in particolare nel settore agricolo.

Acqua gettata in mare

Sul versante ionico crotonese, colture assetata d’estate fanno da contraltare ad enormi quantitativi d’acqua gettati in mare per la “scorretta” programmazione dei rilasci d’acqua e anche a causa di infrastrutture incapaci di contenere e conservare il prezioso liquido. Ma i cahiers de doléances, frutto di un sistema disfunzionale, si arricchiscono ogni giorno di nuove sfumature.

La conta dei danni

A darne conto è il presidente di Coldiretti Calabria che denuncia perdite «significative» nella media Valle del Crati. La produzione di kiwi messa a dura prova nell’area del cosentino per il malfunzionamento degli impianti antibrina. Neanche a dirlo, gli scarsi rilasci operati da Enel hanno lasciato a secco gli impianti. Di nuovo, una “scorretta” programmazione nella gestione dell’acqua, «nonostante le richieste avanzate dal Consorzio» di Bonifica della Calabria, ha prodotto come risultato frutti esposti al gelo, danni per l’agricoltura calabrese.

L’alert del mondo agricolo

Ha buon gioco, quindi, il mondo agricolo calabrese nel lanciare il secondo alert all’indirizzo della Cittadella per chiedere un brusco cambio di rotta nella gestione delle risorse idriche. Il destro è offerto dalla legge regionale 5 del 2021 che disciplina le modalità e le procedure di assegnazione delle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche della regione Calabria.

A norma di legge...

Una norma appositamente voluta dall’ex assessore alle Politiche ambientali, Sergio De Caprio, quando con A2A – gestore per la grande derivazione d’acqua ad uso idroelettrico dei laghi Arvo, Ampollino e Passante – si era arrivati ai ferri corti. Le ragioni sempre le stesse.

Lo spartiacque

Tuttavia, il 2025 potrebbe rappresentare uno spartiacque per le risorse idriche calabresi. Quattro anni prima la scadenza delle concessioni – fissata nel 2029 – la Cittadella dovrà lavorare eventualmente alla predisposizione di una nuova procedura di gara per l’assegnazione delle concessioni.

Margini di manovra

Lo prevede la legge che però, con lungimiranza, lascia ampio margine di manovra alla giunta. Sua la competenza nel valutare la «sussistenza di un preminente interesse pubblico ad un uso diverso delle acque derivate, in tutto oppure in parte incompatibile con il mantenimento dell’uso a fine idroelettrico».

Uso potabile ed irriguo

Insomma, la Regione ha finalmente il pallino in mano e potrà decidere se e come sia più utile programmare lo sfruttamento della risorsa idrica calabrese, destinandola prioritariamente alle «esigenze di approvvigionamento ad uso potabile e agricolo». Tutto il contrario di quanto avvenuto sinora. E la Coldiretti non vuole di certo restare alla finestra.

L’acqua è un bene collettivo

Già a gennaio il presidente Franco Aceto l’ha lasciato intendere in una missiva inviata al presidente della Regione Calabria: «Idropotabile e irriguo hanno la precedenza, l’acqua è un bene collettivo delle nostre montagne. Riconoscerne il valore è degno di una Regione moderna ed europea».

La colonizzazione idrica

Quindi l’alert al governatore: «Occorre una politica vincente e virtuosa. Senza perdere tempo ed evitando di essere in scacco o peggio colonizzati da grande imprese» e ancora «comuni e portatori di interesse diffuso come la Coldiretti non possono essere tenute ai margini».

Le procedure

Le procedure avranno inizio con l’obbligatorio invio da parte dei concessionari di una relazione tecnico-descrittiva. Lo prevede la legge regionale, contenente l’inventario delle opere e dei beni «soggette al passaggio in proprietà della Regione», lo stato di efficienza, funzionalità e consistenza aggiornato delle opere, l’elenco degli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria eseguiti negli ultimi dieci anni.