VIDEO | L'impianto fu chiuso nel 2013 per presunti illeciti nella gestione dei rifiuti. Nel 2017 furono stanziati 3 milioni di euro per la bonifica. Il leader di Tesoro Calabria: «Che fine hanno fatto i soldi?»
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«Sono rimasto allibito nel vedere una discarica realizzata all’inizio degli anni 2000 in un’area densamente abitata e vicinissima a coltivazioni agricole e aziende agrituristiche molto frequentate». Sono le parole di Carlo Tansi, geologo e leader del movimento Tesoro Calabria, che nelle scorse ore ha effettuato un sopralluogo nella discarica di Piano dell'Acqua, che sorge in un'area periferica della città di Scalea.
L'impianto fu aperto con l'obiettivo di raccogliere i rifiuti solidi urbani di quindici Comuni del Tirreno cosentino e in parte provenienti dalla Campania. Fu poi chiusa nel 2013 per presunti illeciti nella gestione dopo le ripetute segnalazioni denunciate in larga parte dal giornalista ambientalista Francesco Cirillo, che ha affiancato Tansi durante il sopralluogo, insieme ad altri due attivisti, Enzo De Vito e Vincenzo Mete, esponenti di Italia Nostra.
Situazione critica e falde acquifere minacciate
«Oggi - continua Tansi - la discarica versa in condizioni di abbandono e degrado e rappresenta una bomba ecologica». La discarica è riconoscibile per la presenza di collinette di terreno modellate dalle ruspe durante il suo periodo di attività, realizzate dall’interramento di migliaia e migliaia di metri cubi e quindi tonnellate di rifiuti. L’area in cui sorge la discarica, precisa ancora il geologo, «si chiama Piano dell'acqua perché sotto quelle collinette si trovano delle sorgenti di acqua molto abbondanti. Questi rifiuti pertanto hanno interagito da oltre 20 anni e, nonostante la discarica sia stata dismessa, continuano a interagire con le sorgenti sottostanti, inquinando le falde acquifere. Falde che vengono usate per irrigare le coltivazioni di frutta e verdura vicinissime alla discarica e per dissetare gli animali degli allevamenti zona, i cui prodotti arrivano sulle tavole di molti abitanti dell’alto Tirreno cosentino».
Il percolato nel canale Tirello che attraversa la città
A rendere la situazione ancora più drammatica c'è la presenza di un canale che attraversa la città e sfocia nel mar Tirreno. «I liquidi che si formano per la decomposizione dei rifiuti della discarica, il cosiddetto percolato - spiega Tansi -, vengono canalizzati nel torrente Tirello, che sorge proprio in prossimità della discarica e che attraversa a cielo aperto tutta la città di Scalea, inquinando altre ampie porzioni di territorio prima di sfociare a mare nei pressi della Torre Talao, dove determina anche l’inquinamento del mare dove d’estate fanno il bagno migliaia di turisti».
Che fine hanno fatto i fondi della bonifica?
«Noi di Tesoro Calabria chiediamo al Comune di Scalea perché non sono stati utilizzati i circa 3 milioni di euro stanziati nel 2017 per la bonifica di quest’area e che fine abbiano fatto questi soldi». Ma Tansi chiede al sindaco di Scalea, Giacomo Perrotta, anche delucidazioni in merito alle mancate ispezioni sotterranee: «Qualche funzionario dell’Arpacal avrebbe affermato che la bonifica non si può fare “per il gas formatosi nella discarica a seguito della decomposizione dei rifiuti, che potrebbe fuoriuscire durante la realizzazione dei carotaggi, cioè i sondaggi necessari per l’esplorazione del sottosuolo, in quanto propedeutici al progetto di bonifica"». Si tratta di un'affermazione su cui Tansi non è d'accordo. «Niente di più falso. In tutte le discariche del mondo da bonificare c’è la presenza di gas la cui interferenza con i carotaggi viene risolta agevolmente con opportuni sistemi. Se le cose stessero come afferma l’Arpacal allora non si potrebbe bonificare nessuna discarica. Non è che con queste scuse si vuole bloccare la bonifica della discarica per evitare che i sondaggi possano mettere in luce con prove oggettive il possibile interramento di rifiuti tossici e radioattivi?».
Le richiesta al Comune di Scalea
«Noi del movimento civico Tesoro Calabria chiediamo al sindaco di Scalea di fornirci tutti i documenti e i permessi che hanno consentito la realizzazione della discarica, lo smaltimento dei rifiuti all’interno di essa e i relativi permessi - conclude Tansi -. Chiediamo accoratamente al sindaco di avviare al più presto la bonifica scongiurare il rischio di inquinamento ambientale, e quindi tumori e morti, utilizzando quei preziosissimi fondi prima che ritornino indietro. A queste richieste, che verranno formalizzate al sindaco nei prossimi giorni tramite Pec, seguirà anche una denuncia alla Procura della Repubblica di Paola (al procuratore Pierpaolo Bruni) e alla Direzione Distrettuale Antimafia (al procuratore Nicola Gratteri)».