Il lupo è un famelico predatore che ci si ciba di qualsiasi cosa incroci sul suo percorso? Sì, ma solo nell’immaginario avallato dalla fantasia fiabesca. Al contrario, la specie è continuamente sotto bersaglio a causa dell’impatto predatorio che esercita sul patrimonio: il lupo, molto spesso, mosso dagli istinti predatori e dalla necessità di soddisfare le esigenze primarie, caccia il bestiame d’allevamento (mucche, pecore ecc.) presente sul territorio. Tutto ciò è un problema per gli allevatori che, per estirpare il problema alla radice, si affidano ai bracconieri.

 

Nonostante il lupo non sia più a rischio estinzione, sono molteplici, oggi, i pericoli in cui l’animale incorre e che gettano l’allarme su di una specie che si è ripopolata solo da pochi anni nel proprio areale distributivo. Tra i principali fattori limitanti per la specie troviamo: il bracconaggio, i conflitti con gli allevatori (causa principale del bracconaggio), la competizione e l’incrocio con i cani vaganti che creano un’ibridazione spesso più aggressiva del lupo.

Wolfnet Sila

Il Canis Lupus Linnaeus, da una definizione scientifica assegnatagli nel 1758, è una specie che popola gli ecosistemi naturali: è possibile vederne la presenza solo all’interno di habitat idonei e lì dove l’animale può cacciare prede naturali. Il lupo, dopo essere arrivato alla soglia dell’estinzione nella seconda metà del ‘900, a partire dagli anni ’70 ha ripopolato nuove aree, espandendosi fino alle Alpi.

 

Wolfnet Sila -  il cui progetto è stato ampiamente discusso in una conferenza stampa presso l’Ufficio territoriale carabinieri per la biodiversità di Cosenza - ha l’obiettivo di sviluppare misure coordinate per poter convivere con il lupo attraverso un approfondimento circa la distribuzione, la consistenza e le dinamiche della popolazione lupina nell’appennino meridionale, l’impatto esercitato sulle attività dell’uomo e l’efficacia delle misure di prevenzione attraverso una definizione dei metodi di indagine, delle priorità di azione e modalità di intervento.

 

«Il progetto si propone di tracciare un percorso che possa fungere da esempio non solo all’interno del Parco della Sila ma anche in altri luoghi», spiega Francesco Curcio, commissario straordinario Ente parco nazionale della Sila.

 

Ad oggi vi è una scarsa conoscenza del grande predatore, delle sue abitudini e comportamenti, dei possibili danni arrecabili al bestiame domestico ma anche delle strategie e delle tutele nei confronti di tali evenienze. «Nell’appennino calabrese, il più delle volte, diversi fenomeni di predazione sono attribuiti erroneamente al lupo», puntualizza il Commissario Curcio. E con una nota di disappunto nei confronti del bracconaggio, precisa: «In questo progetto noi siamo disponibili a parlare con tutte le realtà territoriali, supportandole sotto tutti gli aspetti, tranne che - ovviamente - con i bracconieri».

 

«Allo stato attuale risulta indispensabile migliorare le conoscenze scientifiche sulla distribuzione e le dinamiche di popolazione del lupo, attraverso una buona comunicazione», precisa il responsabile nazionale Aree protette e biodiversità Legambiente Antonio Nicoletti. Il progetto si prepone di «analizzare l’impatto esercitato dai lupi sulle attività dell’uomo e l’efficacia delle misure di prevenzione attraverso un sistema di monitoraggio, definire una strategia coerente in materia di risarcimento/compensazione dei danni subiti dagli allevatori, contenere il bracconaggio, informare ed educare il pubblico – sensibilizzando le comunità locali», sottolinea Nicoletti.

 

Il piano di azione nazionale per il lupo è fermo dal 2002 ed è ancora in fase di aggiornamento,  per colpa di “una volontà espressa dalle regioni”, rimarca Nicoletti. “Il nuovo piano potrà essere avviato solo attraverso un consenso e una strategia condivisa”.

«Il lupo? Non è cattivo come raccontano le favole»

«Sul lupo stiamo vivendo la maggior fase divisoria mai attraversata, tra chi lo vorrebbe tutelare e chi lo vorrebbe abbattere. Sono diverse le spaccature tra regioni d’Italia riguardo la specie, in particolare quelle del Nord».

 

«Le storie, specie quelle Disney, raccontano di un lupo, brutto, cattivo e sporco ma – chiosa Nicoletti – mentre il lupo è l’animale più intelligente. Si pensi solo alla resilienza importante e significativa che ha sviluppato, nonostante la sterminazione che ha subito negli anni».

 

«Nel corso della mia attività investigativa, andando a spulciare tra gli archivi sulla tematica, ho notato più casi di aggressione umana nei confronti dei lupi rispetto a quelli dell’animale nei confronti dell’uomo. In passato erano tanti coloro che svolgevano il mestiere di lupari, persone che uccidevano lupi per avere in cambio una taglia», tiene a precisare il comandante carabinieri forestali Calabria Giorgio Maria Borrelli. «L’unico caso di aggressione umana di cui ho letto riguardava una lupa affetta da rabbia, patologia che può comportare alterazioni comportamentali», sottolinea Borrelli.

 

«È necessario creare una coesistenza pacifica tra lupo e uomo: ciò è possibile attraverso una buona conoscenza e un’ottimizzazione della strategia comunicativa affinché le due specie possano tranquillamente trovare un punto di equilibrio», conclude Borrelli.

Il brand del Parco della Sila

Tra i vari obiettivi del Wolfnet Sila vi è quello di ribaltare la simbologia negativa del lupo e innalzare la specie come marchio positivo di qualità attraverso una revisione della mission comunicativa su questo animale. Per fare ciò bisogna ripensare concretamente a dei target specifici, con particolare attenzione agli stakeholders che per primi sono direttamente interessati alla presenza del lupo sul proprio territorio di riferimento.