Ottenere la bandiera blu per i centri costieri del golfo di Gioia Tauro, un’ampia porzione di territorio che comprende una parte della provincia di Vibo Valentia e di quella di Reggio Calabria. Questo è l’obiettivo che si è proposto il coordinamento formatosi nelle scorse settimane nella piana di Gioia Tauro e composto da associazioni turistiche e ambientaliste, politici e comuni cittadini. Il miglioramento della qualità delle acque è il primo passo che si sono prefissi i componenti del nuovo organismo. Un obiettivo ambizioso, forse troppo, dato lo stato in cui versa non solo il mare, ma anche il territorio, le sue strutture, pezzi di un quadro più generale dentro il quale viene attribuito l’ambito riconoscimento. Il problema, naturalmente, non riguarda solo i comuni costieri della piana di Gioia Tauro, ma anche una parte di costa vibonese.

Una delle immagini simbolo della nostra regione, portata in giro nelle grandi fiere del turismo per promuovere il nostro territorio è lo scoglio dell'ulivo di Tonnara di Palmi. Se volgiamo lo sguardo dal mare alla strada, però, la poesia si trasforma in dramma, una tragedia quotidiana che sta portando al lento ma inesorabile avvelenamento della nostra terra.

Se ci spostiamo a Gioia Tauro, il quadro non cambia, anzi è molto peggio: la città è stretta nella morsa di impianti altamente inquinanti come il depuratore gestito dalla Iam, che sversa con un enorme tubo a pochi metri dalla battigia, e l’inceneritore. Senza dimenticare i tre torrenti altamente inquinati: il Budello, il Petrace e il Mesima. Nella città del porto prima di puntare alla bandiera blu si dovrebbe approntare un ampio piano di rigenerazione ambientale.