Istanza di accesso agli atti, con in più diffida a non procedere prospettando un’ipotesi di reato e informando ben 2 procure. È articolata la comunicazione trasmessa dal delegato calabrese del Wwf, Angelo Calzone, all’assessorato regionale all’Ambiente, all’azienda Calabria Verde e al comune di San Ferdinando. È contrario allo sbarramento artificiale temporaneo del fiume Mesima, l’avvocato ambientalista che mette in guardia gli enti – che alla foce del corso d’acqua in questi giorni si preparavano a creare una diga di sabbia per il filtraggio tramite l'apposizione di alcuni tubi - inviando la nota per conoscenza anche ai magistrati di Palmi e Vibo Valentia.

«Questo tipo di interventi – scrive Calzone – richiede prima di tutto l’autorizzazione paesaggistica trattandosi di bene tutelato per legge, in assenza della quale interventi di tal genere integrano la fattispecie criminosa di cui all’articolo 181 del decreto 42/2004». L’iniziativa di Calzone, che ha informato anche il prefetto di Reggio Calabria, i carabinieri del Noe, l’Arpacal e la Capitaneria di porto, blocca un procedimento che annualmente viene eseguito e che sembrava in dirittura d’arrivo anche per quest’estate, stante il rinnovato inquinamento del mare provocato dal fiume che sbocca al confine tra le province di Reggio Calabria e Vibo Valentia.

«Si tratta – ha aggiunto il rappresentante del Wwf – dell’annuale sgangherato, dannoso e assolutamente non risolutivo intervento che comprometterebbe un ecosistema protetto dalla direttiva Cee Habitat 43/1992 e la direttiva Cee Uccelli 147 2009».
Calzone chiede agli enti di poter visionare una serie di atti, tra cui l’autorizzazione paesaggistica, avanzando il sospetto che l’iter fin qui eseguito per conto dei comuni di San Ferdinando, Rosarno e Nicotera non sia in regola con la documentazione occorrente.