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Forti pressioni per sopprimere il vincolo paesaggistico nell’area industriale dell’ex Sir di Lamezia Terme. E’ la denuncia espressa dall’associazione ambientalista Costa Nostra che si dice preoccupata dei risvolti che l’abbattimento di questo vincolo potrebbe comportare su un’area che “ha subito negli anni una forte trasformazione avvenuta senza tenere minimamente conto degli aspetti culturali, economici e ambientali della zona”. “La gestione superficialmente "distratta" dell'area - aggiunge ancora l’associazione - in questi ultimi quarant'anni ha creato gravissime problematiche ambientali che rappresentano tutt'ora un serio rischio per la salute pubblica. Su queste tematiche non si intravede da parte degli enti competenti una volontà risolutiva ma anzi si preme per abbattere ogni tipo di vincolo”.
Se per il consorzio è impensabile avere un vincolo su un’area industriale, per Costa Nostra la questione va completamente ribaltata: impensabile pensare di su un’area protetta da un vincolo paesaggistico programmare un’area industriale.
"Una storia di degrado, abbandono ed inquinamento"
“La visione fortemente anacronistica e scandalosamente sbagliata in merito allo sviluppo dell'Area Ex -Sir, dagli anni 70 ad oggi, ci racconta una storia fatta di degrado, abbandono e inquinamento. Chiediamo con fermezza alle figure istituzionali lametine impegnate in questi anni nella richiesta di soppressione del vincolo paesaggistico – afferma l’associazione - di attivarsi piuttosto, per l'inserimento nel piano di bonifiche della Regione Calabria, delle cinque aree ricadenti nella zona industriale, per un totale di circa 15 mila mq, già sequestrate dalla Guardia Costiera. Dalla relazione tecnica dell'Arpacal, infatti, sono emerse carenze costruttive perpetrate negli anni, rilevate sia negli atti progettuali che nelle opere realizzate, sulle aree dove sono stati interrati rifiuti speciali industriali quali fibre di cemento (eternit), uno stoccaggio abusivo di fanghi derivanti dalla depurazione, ormai quasi del tutto risucchiati in mare, cumuli di lana di vetro che attualmente, oltre a rappresentare un grave danno ambientale, sono fonte di pericolo per la salute di quanti si recano quotidianamente nell'area”.
“Invitiamo gli enti incaricati - insiste ancora Costa Nostra - ad una chiara presa di coscienza rispetto a questa grave problematica e ad intraprendere percorsi risolutivi che mirino al definitivo e totale ripristino ambientale onde scongiurare pericoli per la pubblica salute dato che, attualmente, del sito in questione non vi è traccia nell'elenco dei siti da bonificare, elenco approvato insieme al Piano Regionale Gestione Rifiuti”.
L'ex Sir diverebbe l'ecodistretto più grande della Calabria
Illegittima poi sarebbe la costruzione di metà impianto nella fascia di tutela del Sic “Dune” dell'Angitola. Un'eventualità simile porterebbe Lamezia, secondo la ricostruzione dell’associazione, ad essere la città calabrese con l’ecodistretto più grande. Ed essendo queste aree legate al ciclo dei rifiuti in breve tempo si metterebbe in moto un meccanismo che porterebbe ad una metamorfosi “da sito di pregio paesaggistico ad area agricola, poi da zona turistica ad area industriale ed infine, a ecodistretto. Da una stima fatta, prendendo in considerazione la lista Asi. Delle aziende insediate nell'area, circa il 20 per cento ha già a che fare direttamente o indirettamente col ciclo dei rifiuti e un altro 10% presenta cicli produttivi a forte impatto ambientale. Su 90 aziende – fa notare Costa Nostra - più di 30”.
La necessità di un maggiore controllo sulle aziende dell'area
Secondo l’associazione, la società che controlla l’aerea dovrebbe pensare, non a rimuovere il vincolo ma, invece, a vigilare sul corretto collettamento di tutte le aziende, ”a garantire alle aziende insediate servizi primari e opere di mitigazione ambientale, quali la piantumazione di alberi lungo tutto il perimetro dell'area e dei lotti stessi, così come previsto nelle aree dove sorgono impianti industriali, prendendo in considerazione di favorire scelte produttive esclusivamente di supporto all'agricoltura, vero motore trainante dell'intero territorio in maniera da attenersi al QTRP, Quadro Territoriale Regionale Paesaggistico, che identifica l'area come territorio agricolo di pregio nel quale è possibile produrre più del 50% dei prodotti con certificazioni IGP e DOP dell'intera Regione”.
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La fauna dimostra che la zona meriterebbe di essere inserita nelle Zps
A sottolineare poi il fatto che la zona si ancora un inno alla natura Costa Nostra sottolinea il passaggio dall’area nel periodo autunnale degli uccelli migratori, le cicogne nere della foce del Turina. Ecco perché chiede che vengano avviate procedure per l'inserimento dell'intera area nelle elenco delle ZPS, zone di protezione speciale.
Tiziana Bagnato