La Calabria ha ben 800 chilometri di coste, un patrimonio enorme che, purtroppo, di anno in anno registra un costante restringimento. Soprattutto negli ultimi anni, infatti, si sono ristrette quelle spiagge che rappresentano, tra l’altro, un enorme valore economico, in quanto attraggono turismo.


«E non è certo colpa del mare - afferma Francesco Di Lieto del Codacons - perché le responsabilità sono tutte dell’uomo che attraverso una edificazione selvaggia, più o meno tollerata, finisce per distruggere le indubbie potenzialità della nostra regione».
Secondo Di Lieto, per combattere l’erosione «occorrerebbe limitare le opere antropiche in prossimità delle coste; impedire l’estrazione di inerti lungo i fiumi, che operano il ripascimento delle spiagge per ripristinare l’equilibrio tra erosione e deposito; valutare seriamente quale impatto hanno le opere realizzate in questi anni per attenuare il fenomeno erosivo ed eventualmente ricorrere alle più recenti tecniche di interventi di ripascimento».


L'esponente del Codacons ha evidenziato che «nonostante le indicazioni dei soggetti preposti, si è preferito chiudere gli occhi e consentire di deturpare le coste anche realizzando opere pubbliche, praticamente sulla spiaggia».
Alla luce di quanto esposto, Di Lieto ha chiesto alla Regione di avviare «una indagine tecnica per analizzare e recepire gli input forniti da CNR, Università e Autorità di Bacino e, finalmente, contrastare seriamente il fenomeno dell’erosione delle spiagge in Calabria per impedire lo scempio del territorio e preservare nel tempo un patrimonio, ambientale e turistico, che sta scomparendo».


Di Lieto ha concluso annunciando provvedimenti importanti: «In mancanza di garanzie, non rimarrà che rivolgerci in Procura affinché si proceda per disastro ambientale nonché alla Corte dei Conti per l’evidente sperpero di danaro in opere pubbliche realizzate finanche sulla spiaggia».