Quasi otto milioni e mezzo di euro. È questo il prezzo che i calabresi si accingono a pagare a causa di un’ inerzia amministrativa che si perde nel tempo e che impedisce la realizzazione di discariche pubbliche. Aveva visto lungo l’ex presidente della Regione, Jole Santelli, quando poco più di un anno fa chiedeva lumi alla burocrazia regionale ed, in particolare, «le reali motivazioni che impediscono di mettere in campo iniziative finalizzate ad accelerare la realizzazione degli interventi pubblici».

100mila euro al giorno

All’epoca si ipotizzarono – ma solo velatamente – manovre per avvantaggiare il privato tanto che la stessa ex governatrice inviò segnalazioni alla Procura della Repubblica di Catanzaro e di Cosenza, adesso contro quel muro di inerzia si scontra la sua giunta, costretta a bussare nuovamente alle porte della discarica privata di Crotone, di proprietà del gruppo Vrenna, dopo lunghi ed estenuanti tentativi di estrometterla dal circuito di smaltimento dei rifiuti mettendogli in mano oltre 100mila euro al giorno.

Nelle mani del privato

Seicento tonnellate di scarti di lavorazione al giorno a 180 euro fino al 30 di settembre per guadare una emergenza che appare oggi più che mai insuperabile. Alla Regione si guarda al bicchiere mezzo pieno: «I conferimenti in siti extra-regionali possono sopperire solo in parte, peraltro a prezzi esorbitanti» alla mancata entrata in esercizio delle discariche pubbliche ma, in verità, le responsabilità sono più che diffuse così come le mancate assunzioni di responsabilità.

Inadempienze

L’unica discarica avviata ex novo è quella di Lamezia Terme che mangia ogni giorno gli scarti di lavorazione provenienti dagli Ato di Catanzaro, Vibo Valentia, Crotone e, in parte, della Città Metropolitana di Reggio Calabria; le altre previste non sono pervenute. Quella di Melicuccà il cui completamento era previsto l’1 giugno e che avrebbe consentito di puntellare il sistema si è paludata in un’impasse amministrativo.

La sorgente Vina

La Regione solo, di recente, ha chiesto ad Arpacal di procedere con urgenza alla delimitazione delle aree di salvaguardia del sistema idrico della sorgente Vina e l’agenzia appena due giorni fa ha approvato il progetto per il monitoraggio del sistema idrico attraverso il controllo della qualità delle acque destinate al consumo umano. Nella provincia di Cosenza sia la discarica di Cassano allo Ionio che quella di San Giovanni in Fiore hanno chiuso i cancelli rispettivamente il 12 e il 17 luglio e la Cittadella parla apertamente di interruzione di pubblico servizio.

Cassano e San Giovanni chiuse

Nel primo caso, l’Ato Cosenza non ha ancora provveduto alla esecuzione delle lavorazioni necessarie per assicurare la continuità dei conferimenti, tra cui la realizzazione dei tre piezometri così come prescritto da Arpacal; nel secondo caso il Consorzio Valle Crati non si è visto approvare il progetto di sovralzo per 200mila tonnellate, così in entrambi i casi si sono interrotti i conferimenti.

L'ombra dei veleni

Così la Regione bussa alle porte della discarica privata e ottiene le volumetrie residue di una buca destinata ad accogliere rifiuti pericolosi già autorizzata nel 2008. E risponde a muso duro al sindaco di Crotone, Vincenzo Voce, che stamattina aveva promesso battaglia chiarendo che quegli spazi erano destinati alle bonifiche. A stretto giro arriva anche la risposta dell'assessore all'Ambiente, Sergio De Caprio che denuncia: «Noi difenderemo Crotone e impediremo che all'interno del territorio vengano scaricati i veleni del Sin. Fuori i veleni da Crotone e dalla Calabria». Secondo quanto riferito, la Regione avrebbe già sottoscritto un accordo per smaltire fuori dai confini regionali quei rifiuti industriali che, al contrario, si tenterebbe di tombare nell'impianto di proprietà dei Vrenna.